"Sempre stati avversari ma io lo voterei. È italiano, preparato e ci lavoro bene"

Il parlamentare Pd: "Raffaele non è un uomo di parte"

"Sempre stati avversari ma io lo voterei. È italiano, preparato e ci lavoro bene"
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«Macché Puglia Connection: a casa nostra io e Raffaele Fitto siamo sempre stati avversari politici, quindi dovrei tifargli contro. Invece sono contento». Ride l'ex sindaco Pd di Bari Antonio Decaro, oggi europarlamentare e recordman di preferenze al Sud, quando gli si chiede se il suo appoggio alla candidatura Fitto per la Commissione Ue dipenda dalle comuni origini nel tacco dello Stivale.

E allora perché lei, dall'opposizione, si dice contento dell'indicazione di Fitto a commissario Ue per l'Italia?

«Perché anche se abbiamo idee diverse su molti temi, e più volte abbiamo avuto diverbi e contrasti, ci ho lavorato bene in questi anni: io all'Anci e lui a gestire il Pnrr. È uno con cui si può ragionare e trovare soluzioni, mettendo l'interesse del Paese sopra quelli di parte. E non è certo il classico prototipo del sovranista».

In che senso?

«Ha una lunga storia politica che parte dalla Dc e passa per Forza Italia, non è mai stato un estremista, ma un uomo più di governo che di parte. Anche se a volte mi ha fatto saltare sulla sedia...».

A che si riferisce?

«Un anno fa abbiamo scoperto che 13 miliardi di euro di fondi Pnrr destinati ai Comuni erano stati spostati sul programma RePower Eu. Ci siamo scontrati duramente, ma poi i fondi sono stati ripristinati e le opere finanziate».

Quindi il Pd si appresta a dargli via libera in Ue?

«Non ne abbiamo ancora discusso come gruppo, ma il mio voto glielo darei volentieri, soprattutto se avrà una delega importante come quella ai Fondi strutturali. Certo è un po' centralista per i miei gusti, ma conosce bene la materia e ci si può lavorare».

Se direte sì a Fitto vi dividerete ancora una volta dai vostri alleati 5S, che lo avversano.

«Ognuno si regolerà come crede. Ma un commissario italiano ci sarà, l'indicazione spetta al governo e io preferisco ragionare con persone come Fitto che con altri, più radicali e meno costruttivi».

Il Pd è molto critico sulla politica europea del governo.

«Ci sono stati errori che considero gravi: non dare via libera al Mes, che peraltro metterebbe in protezione il Paese, ci ha fatto perdere molto in termini di autorevolezza in Europa. Anche la gestione del voto su Ursula von der Leyen, con il no rivelato solo dopo lo scrutinio, è stata una scelta dettata più dalla politica interna che dalla capacità di influire in Ue. Se Meloni voleva spostare l'asse della nuova Commissione verso la destra sovranista, non è stato il modo giusto. E io dico meglio così, dal nostro punto di vista».

Intanto il Pd in Italia è alle prese con le tensioni del «campo largo» da Renzi a Conte.

«Non lo chiamerei campo largo, nomi e foto di gruppo di solito ci portano male... Le divisioni ci sono, e anche profonde, nel nostro schieramento come nel centrodestra. Loro però nonostante tutto riescono a stare insieme al governo: dobbiamo provarci pure noi».

Sarà lei il candidato

per la Puglia il prossimo anno?

«Un anno è un'era geologica in politica. Sono appena stato eletto, con un risultato straordinario, e non voglio tradire la fiducia di chi mi ha mandato qui. Decideranno i pugliesi».

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