"Sereni, collaboriamo". Lo tsunami sulla politica (che non perde la calma)

La fiducia dell'ex premier e dell'ex ministro. Il governatore lombardo: nessuna notifica

"Sereni, collaboriamo". Lo tsunami sulla politica (che non perde la calma)

Una ventina di indagati, e improvvisamente le lancette tornano al 2020, ai giorni in cui l'Italia, e la Lombardia in particolare, sono piombate nell'incubo del Covid.

Tre anni dopo lo scoppio dell'epidemia, la notizia delle indagini per la mancata zona rossa della Bergamasca scuote i palazzi, trasversalmente. Le ipotesi di reato sono gravi: epidemia colposa, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d'ufficio. Nell'inchiesta politici e tecnici.

Un «dettaglio» formale - e quindi di sostanza - si ripete: quando i telegiornali diffondono la notizia della chiusura delle indagini non c'è alcuna informazione ufficiale che sia pervenuta ai diretti interessati. Il presidente della Regione Attilio Fontana e il suo assessore alla Salute dell'epoca, Giulio Gallera, ieri sera non avevano ancora ricevuto alcun atto riguardante la chiusura dell'inchiesta della Procura di Bergamo, che li aveva sentiti come testimoni.

Gli avvisi ieri sera erano ancora in via di notifica. Agli indagati, quindi, potrebbero arrivare solo oggi. La seconda costante è la serenità ostentata da chi, tre anni fa, rivestiva incarichi importanti di governo, a Roma o a Milano. A partire da Giuseppe Conte, presidente del Consiglio: «Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l'inchiesta di Bergamo - dichiara - Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura». «Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani - riprende il leader del Movimento 5 Stelle - per avere operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica». Simili le parole dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza, che con formula di rito assicura di avere «piena fiducia nella magistratura». «Apprendo da agenzie di stampa notizie riguardanti l'inchiesta di Bergamo», si legge in una nota del deputato, «ho sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto. Io sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina e onore nell'esclusivo interesse del Paese».

Più articolata la dichiarazione di Gallera, che tre settimane fa ha sfiorato (o solo rimandato) la rielezione in Consiglio regionale. «Non ho ancora ricevuto alcun atto ufficiale - premette - Ma sono sereno e garantirò, come ho sempre fatto, la massima collaborazione». «Abbiamo affrontato il Covid a mani nude - ripete Gallera - e, sulla base delle pochissime informazioni delle quali potevamo disporre, abbiamo messo in campo le decisioni più opportune per affrontare l'emergenza». «L'avviso della conclusione delle indagini preliminari non è un atto di accusa - conclude - bensì un atto di garanzia per l'indagato, che viene messo a conoscenza degli atti di indagine e posto nelle condizioni di esercitare la propria difesa chiedendo l'archiviazione».

Fiducia nei magistrati, accompagnata da un auspicio che va in direzione opposta, la esprimono anche i familiari delle vittime: «Da oggi - commentano - si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre

famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un'Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid 19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni».

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