L'Istat, oggi aggiornando le stime del Pil, consentirà al premier Mario Draghi e al ministro dell'Economia, Daniele Franco, di avere qualche dato in più per predisporre il lavoro autunnale. L'appuntamento più importante in agenda (27 settembre), infatti, è la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef), l'architrave della legge di Bilancio 2022 (15 ottobre). Un appuntamento al quale la maggioranza di governo arriva sfilacciata riverberando i propri contrasti anche all'interno dell'esecutivo.
Il punto di partenza è la crescita del 6% nel 2021 che tanto l'Ufficio parlamentare di Bilancio quanto Scope Ratings e, ultimo in ordine di tempo, l'Economist prevedono. Un buon viatico per mantenere i fondamentali sotto controllo , a partire dal debito/Pil che comunque si avvicinerà al 160 per cento. Nonostante l'ottimismo, le risorse in cassa sono purtroppo esigue e non si può creare nuovo deficit al di fuori di quello previsto dai fondi di Next Generation Eu (i primi 25 miliardi sono per circa la metà prestiti; ndr). Tanto più che anche l'Ocse ha confermato che l'Italia non tornerà ai valori pre-Covid prima dell'anno prossimo.
Questa situazione ha contribuito a creare la prima spaccatura nel governo tra il ministro dell'Economia e il titolare del Lavoro, Andrea Orlando, al quale è stato opposto un netto rifiuto alla richiesta di finanziare la riforma degli ammortizzatori che renderebbe universale la cassa integrazione ma che costerebbe circa 10 miliardi e richiederebbe una dotazione anche da parte del Tesoro per non aumentare i contributi a carico delle grandi imprese. E la saldatura dell'asse centrodestra-Draghi-Franco-Confindustria sulla gestione di questi dossier potrebbe «squilibrare» l'esecutivo di fronte alle prove della legge di Bilancio. In primo, la riforma fiscale che, sebbene non prioritaria, è una bandiera che Fi, Lega e anche Fdi dall'esterno vorrebbero sventolare abbassando l'aliquota del 38% che grava sui redditi tra 28mila e 55mila euro. Ma con circa 3 miliardi a disposizione e con il preventivo stop alle patrimoniali invocate da Pd, M5s e Leu non ci sono molti margini di manovra a meno di creare una vera e propria frattura nella maggioranza stessa. Tanto più che le polemiche sul superamento del reddito di cittadinanza stanno mettendo a dura prova la tenuta dell'esecutivo. È chiaro che recuperare i circa 9 miliardi di costo della misura determinerebbe una maggiora incisività sul fronte fiscale (inclusa la possibilità di una rottamazione-quater), ma il costo politico sarebbe elevato. Tanto più se una recrudescenza della pandemia rendesse necessarie nuove restrizioni rallentando la ripresa economica in corso.
Ne consegue che pure la legge sulla Concorrenza, riforma qualificante del Pnrr da varare entro il mese prossimo, rischia di affrontare un percorso tortuoso. Energia, porti, rifiuti e sanità saranno i capitoli principali del provvedimento in cui dovrebbero essere inserite gare per le concessioni delle aree demaniali portuali e della distribuzione di gas naturale ma anche un intervento per la liberalizzazione della vendita di energia elettrica.
Dovrebbero subire un'accelerazione le procedure per le autorizzazioni per gli impianti di smaltimento dei rifiuti. Temi sui quali partiti come Lega e M5s si trovano agli antipodi e sui quali i ministri potrebbero scontrarsi come già accaduto per il dl anti-delocalizzazioni che proprio Andrea Orlando sta mettendo a punto.
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