Dalle gradinate del Paladozza a «Villa Inferno», dal tifo per la Virtus Basket al giro di sesso e di droga che infestava la Bologna bene. L'inchiesta dei carabinieri del capoluogo emiliano, coordinati dal pm Stefano Dambruoso, scoperchia un gorgo di quattrini e di vizi. Al centro di tutto, il capo degli ultrà della Virtus, Luca Cavazza, già candidato della Lega alle Regionali: è lui il cacciatore di ragazze, è lui a reclutare, non solo al Paladozza, le ospiti per le feste. Compresa la più giovane di tutte, adocchiata ad appena diciassette anni sugli spalti del Palasport e trascinata in un tunnel da cui chissà quando sarebbe uscita se non fosse stata sua madre a cogliere nei suoi occhi troppo stanchi e nel suo portafoglio troppo pieno il sintomo del dramma. Fino al giorno in cui, ha raccontato la madre ai carabinieri, «me la sono vista tornare a casa strafatta di cocaina, le ho strappato il cellulare e lei ha dato fuori di matto». La ragazza finisce in psichiatria, dal suo smartphone saltano fuori le prove, brutalmente esplicite, della rete in cui era caduta.
«Tenete aperti gli occhi», è l'appello che i carabinieri mandano ai genitori bolognesi. Il timore è che ci siano altre ragazze vulnerabili, altre piccole donne pronte a farsi usare sul materasso di una villa: in cambio, come la diciassettenne di questa storia, di un tiro di coca o dei soldi per andare a farsi le unghie. Sono una lettura angosciante, i verbali della giovane vittima. Partono dall'inizio, quando una ragazza più grande le presenta i primi clienti, Ivan Resca e Fabrizio Cresi, e insieme ricevono coca e soldi. Cresi è il primo a muoversi per arruolarla, le propone di portarla all'estero e procurarle clienti, ovviamente dietro provvigione. Poi arriva, a tirarla dentro, anche la ex ragazza di un imprenditore brillante, Davide Bacci, padrone di una grande villa a Pianoro.
Ma la svolta vera arriva quando al Paladozza la ragazza conosce Luca Cavazza, il ventisettenne che dirige la coreografia della Virtus. È lui a introdurla nella villa di Bacci, agli incontri settimanali, alle ammucchiate, alla coca stesa sui sederi nudi e «pippata» in gruppo. È un giro di gente con i soldi in tasca. Lì appare anche l'avvocato Umberto Mancini, 45 anni, che mette la sua bella casa nel centro a disposizione della ragazza per cedersi a lui agli amici. E coca, coca, coca: «Mancinelli si riforniva da alcuni clienti baresi che gli lasciavano la coca nella buca della posta».
Sapevano che era minorenne? Certo. Perché quando uno della banda di utenti, Piero Randazzo, se la porta all'hotel Baglioni, il portiere di notte dopo un po' chiede di sloggiare, proprio per via dell'età. Ma vanno avanti. È lo stesso Randazzo a una festa a chiederle di usare strumenti sadomaso insieme a un'altra ragazza. «Ad un certo punto ricordo che decise di partecipare anche lui e cominciò un gioco sado in cui lui con la Nina mi sottomettevano utilizzando in questo un vibratore, delle corde ed oggetti simili. In quella circostanza mi sono fermata nella casa tre giorni di seguito. Nina è una tossica pronta a fare qualunque cosa pur di avere la cocaina».
La ragazza si trasforma lei stessa in scout, chiama una sua ex compagna di scuola, la fa entrare nel giro. Intanto Randazzo diventa sempre più violento, «tanto da cagionarmi lividi alle natiche, escoriazioni alle ginocchia e un graffio sulla schiena». L'uomo le scatta foto a ripetizione, che poi divulga sui social.
E poi c'è lui, Cavazza, il leghista che alle elezioni raccolse un gruzzolo di 625 preferenze, distanza siderale dall'ultimo degli eletti (ce ne volevano 2.289) ma che ha il fascino del capo ultrà: al Paladozza «sono stata incuriosita dalla sua leadership», racconta la vittima. È lui a portarla nella villa di Pianoro, dove «avevo già appreso che ci saremmo fatti una fattanza». Polvere su polvere, ammucchiate lesbo ed etero che la ragazza mette a verbale con apparente serenità.
E arriva a dire di avere avuto una «relazione piacevole» con un quarantenne, Filippo Festi, «uno dei soci del ristorante Bambù».Bacci finisce in galera, Cavazza e Cresi ai domiciliari. Per gli altri, solo l'obbligo di firma. Ma da oggi con che faccia gireranno per Bologna?
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