Settimana record per le vaccinazioni. E parte la caccia alle nuove varianti

Somministrate 4,5 milioni di dosi, mai così tante. Nuova "flash survey" dell'Iss. Gli infettivologi: "Sequenziare di più". L'ad di Pfizer: "Questa dovrebbe essere l'ultima ondata con restrizioni"

Settimana record per le vaccinazioni. E parte la caccia alle nuove varianti

La partita tra i vaccini e le nuove varianti del coronavirus è ancora aperta. In Italia la campagna vaccinale vola ed è lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, a sottolineare che nell'ultima settimana sono state somministrate «oltre 4 milioni e mezzo di dosi di vaccino: il numero più alto in soli 7 giorni dall'inizio della campagna vaccinale».

Certamente una buona notizia che viene però ridimensionata dall'allarme relativo all'arrivo di nuove varianti che ovviamente potrebbero «bucare» la protezione offerta dalla profilassi. A cominciare da Omicron 2. Anthony Fauci, eminente virologo, mette in guardia rispetto a possibili nuove mutazioni. «Se ci fermiamo con Omicron e non ci saranno altre varianti, bene, ma non c'è nessuna garanzia, dobbiamo stare attenti - avverte Fauci- Occorre arrivare a un punto in cui la gravità della malattia sia talmente bassa da non avere impatto». Anche la commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides invita a non sottovalutare il rischio varianti: «Omicron non dovrebbe essere considerata una variante più leggera: più si diffonde, maggiore è il rischio che emerga una variante ancor più pericolosa», avverte.

Ieri è partita una nuova flash survey coordinata dall'Istituto Superiore di Sanità. Dal 20 dicembre al 3 gennaio, data dell'ultima indagine, Omicron era passata da 6mila casi a 160mila a conferma della sua capacità di diffusione.

E intanto arrivano i primi segnali su una nuova sottovariante Omicron 2. I dati sono ancora scarsi ma la protezione del vaccino sarebbe comunque garantita per quanto riguarda l'eventuale aggravamento della malattia. Per Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano, non è ancora stato possibile valutare sia la sua capacità di contagio sia le caratteristiche che la differenziano da Omicron. Anche in questo caso le mutazioni riguardano la proteina Spike. Claudio Mastroianni, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali, Simit, torna ad insistere sulla necessità di sequenziare molto di più perché, spiega, «il problema delle varianti rimarrà». Ma l'Italia sulla sorveglianza e l'identificazione delle varianti è ancora molto indietro. Anche per il virologo Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, è prematuro valutare l'impatto di questa sottovariante visto che «nel corso della pandemia sono state identificante e messe sotto sorveglianza decine di varianti che poi sono scomparse».

Se l'incognita varianti pesa sulla previsione dell'entrata nella fase endemica, della quale auspicabilmente non dovremmo preoccuparci più di quello che facciamo tutti gli anni per l'influenza stagionale, dal fronte vaccini le notizie sono confortanti. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, evidenzia il numero dei nuovi vaccinati: 542mila, circa la metà nella fascia 5-11 anni mentre 137mila sono over 50. Insomma l'obbligo ha funzionato. Le terze dosi, a parte i giorni festivi, si mantengono oltre le 580mila a settimana.

Ottimista anche l'amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. « Il coronavirus continuerà a circolare, per molti anni a venire, ma questa dovrebbe essere l'ultima ondata pandemia nella quale imporre restrizioni» dice Bourla. L'ad annuncia che nei prossimi cinque anni l'azienda farmaceutica investirà in Francia 520 milioni di euro per sostenere la ricerca e la produzione di cure contro il Covid19.

Grazie ai vaccini, dice Bourla «presto torneremo a condurre una vita normale». Moderna invece punta ad avere un vaccino unico per Covid19 e l'influenza entro l'autunno 2023. Lo ha detto il ceo dell'azienda, Stephan Bancel.

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