Sono fondamentali per l'industria italiana e per il suo sviluppo tecnologico in chiave sostenibile: le materie prime critiche avranno un ruolo sempre più strategico. In gioco, infatti, c'è soprattutto la sfida per l'affrancamento dai grandi fornitori stranieri che monopolizzano il mercato. Per vincerla, il nostro Paese dovrà puntare su due leve: economia circolare e investimenti negli impianti di riciclo. La multiutility Iren è in prima linea proprio su questo fronte. «L'incremento della dotazione impiantistica in termini di recupero e riciclo delle materie prime critiche è l'azione più urgente da intraprendere a beneficio della sicurezza del sistema economico italiano», ha spiegato ieri Luca Del Fabbro, presidente dell'azienda, a margine dell'evento di presentazione di un position paper dedicato al tema e realizzato con The European House-Ambrosetti. La holding multiservizi avrà infatti un ruolo determinante proprio nel raggiungimento di tassi di riciclo significativi e nel potenziamento dell'autonomia strategica italiana. Il gruppo ha infatti la gestione diretta di circa 60 impianti di trattamento dei rifiuti in Italia, con linee per il recupero delle materie prime critiche contenute. «Al 2040 l'economia circolare potrà soddisfare fino al 32% del fabbisogno annuo di materie prime strategiche in Italia. Iren eserciterà un ruolo da protagonista in questo ambito, forte di un piano industriale che prevede al 2030 10,5 miliardi di euro di investimenti con l'obiettivo di diventare il player di riferimento per l'economia circolare nel Paese», ha affermato Del Fabbro. Nelle sue strategie, peraltro, il gruppo ha anche previsto la realizzazione del primo impianto italiano dedicato solo al recupero dei materiali preziosi e materie prime critiche, la cui costruzione partirà entro il 2023. «Non avere questi materiali significa frenare l'economia, averli invece ci renderà più competitivi», ha proseguito il presidente del gruppo. Al 2040 si prevede che il fabbisogno di materie prime strategiche aumenti fino a 11 volte e per farsi trovare pronta l'Italia dovrà superare gli attuali vincoli di approvvigionamento. Da un lato, infatti, le materie prime strategiche hanno pochi materiali sostituti, dall'altro l'estrazione di materiali minerali metallici in Italia è oggi sostanzialmente nulla, gravata da tempi autorizzativi per valorizzare un nuovo sito minerario che in Europa raggiungono i 15/17 anni. Da qui, due strade obbligate tra cui scegliere: legarsi mani e piedi ai grandi fornitori come la Cina o trovare soluzioni alternative. Anche alla luce dei dati rilevati assieme ad Ambrosetti, Iren ha indicato come la seconda opzione sia certo la più auspicabile. Si stima che in Italia saranno necessari 7 impianti per valorizzare i prodotti che contengono materie prime critiche, con un investimento complessivo di circa 336 milioni di euro. La multiutility guidata da Del Fabbro intende fare la propria parte. «L'obiettivo è quello di diventare l'azienda leader in Italia nel recupero dei materiali critici. Vogliamo estendere questo tipo di lavorazione su tutti i Raee perché significherebbe raccogliere il palladio, l'oro, l'argento e il rame per poi commercializzarli», ha spiegato il presidente del gruppo.
Sul tema, peraltro, anche il governo ha le idee chiare, con la convinzione espressa dal ministro Adolfo Urso che si debba «raggiungere al più presto l'autonomia per non passare dalla subordinazione pagata a carissimo prezzo dell'energia fossile russa a una peggiore più grave subordinazione alla Cina sulle materie prime che servono alla transizione ecologica digitale».
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