Sfida a destra Le Pen-Zemmour. Ossigeno per la corsa di Macron

Anche i neogollisti devono scegliere il loro candidato. E coi rivali divisi il presidente guida i sondaggi (25%)

Sfida a destra Le Pen-Zemmour. Ossigeno per la corsa di Macron

A cinque mesi dalle elezioni presidenziali che potrebbero scompaginare gli equilibri europei, la Francia guarda ai sondaggi con scetticismo; almeno più del solito. Troppe fiches sul tavolo per poter azzardare l'avvicinamento di pezzi di un elettorato sempre più confuso, e disaffezionato al suffragio universale e alle candidature. C'è però una realtà che più di altre sta determinando uno dei possibili risultati, e cioè la rielezione di Emmanuel Macron all'Eliseo: una destra sempre più divisa, che non trova né pace interiore né candidato.

I neogollisti rimasti nel partito e quelli in corsa da battitori liberi hanno il demerito di aver resuscitato l'avversario in difficoltà, facendolo risalire nel gradimento al 25 per cento delle intenzioni di voto. Dilaniati da guerre intestine irrisolte dal 2016, i portabandiera della tradizione popolare non hanno raggiunto un'intesa, e si sfideranno in un congresso light il 4 dicembre per indicare l'uomo o la donna della provvidenza; così cinque figure di prim'ordine rischiano una figuraccia ai seggi, dopo il bel risultato delle regionali.

L'altra destra, quella di Marine Le Pen, fatica a staccarsi di dosso l'ombra del «terzo incomodo» Éric Zemmour: il noto polemista vive di argomenti laschi e frasi a effetto, in una rincorsa elettorale non ancora ufficializzata ma vissuta transennando l'Esagono con un'agenda politica intinta nella propaganda identitaria. È accreditato del 17 per cento e la sua ascesa piace agli indecisi. Ha stravolto gli scenari. Per la prima volta, l'Ifop lo colloca al secondo turno contro Macron (anche nel caso fosse Xavier Bertrand a correre per i gollisti Républicains, oggi al 13). Zemmour davanti a Le Pen, ferma al 16 per cento, ma dietro a Macron che domina sui possibili concorrenti. Una trentina finora.

Come sarà la corsa dunque la corsa per l'Eliseo? Si potrebbe assistere a un duello tra l'ex banchiere e l'ex giornalista? La visibilità concessa sui media all'uomo che dai media viene, e cioè Zemmour, avrebbe già permesso all'ex editorialista del Figaro di erodere un terzo abbondante del potenziale elettorato lepenista. Ragion per cui è diventato l'obiettivo della sinistra antagonista che vorrebbe vietargli di parlare in pubblico. Per ora Macron avrebbe la meglio su tutti, nonostante un partito inesistente sul piano locale, per nulla radicato, e con un governo che sul Green pass sfida l'unico contropotere politico di natura elettiva, e cioè il Senato (a maggioranza neogollista); sull'estensione fino al 31 luglio, i senatori accusano Macron di voler «scavallare» le presidenziali evitando dibattiti scomodi prima del voto del 10 e 24 aprile.

«BleuMarine» prova a parlare alle tasche dei francesi asciugando le tematiche sull'identità di cui, fino al palesarsi di Zemmour, sembrava avere il copyright. Lancia il taglio dell'Iva su benzina, gas ed elettricità al 5,5 per cento contro l'odierno. E punta a piazzare nel portafoglio delle famiglie «tra 150 e 200 euro al mese».

A sinistra si è lanciato nella mischia per l'Eliseo l'ex ministro di François Hollande diventato apicoltore Arnaud Montebourg. Nel libro La Remontada, appena pubblicato, denuncia «l'utopia» di chi vuol accogliere tutti i migranti che scelgono la Francia, metodo capace solo di scatenare «il caos». Parte da un 2,5 per cento ma potrebbe sorprendere. La France Insoumise (estrema sinistra), Verdi e socialisti dibattono su chi possa essere il candidato meno perdente. Nessuno della gauche supera il 10: Jean-Luc Mélenchon è all'8,5 per cento, davanti all'ecologista Yannick Jadot (7). Anne Hidalgo, la socialista sindaca di Parigi che ha incassato il sostegno dell'ex presidente Hollande, è ferma al 5.

A scombinare piani e previsioni, le incognite sull'epidemia che vive una ripresa. Domani sera Macron in tv potrebbe annunciare una terza dose di vaccino obbligatoria per le persone a rischio, o condizionare il pass sanitario al richiamo, oggi consigliato per i fragili.

Intanto i cinque nomi in lizza per Les Républicains preparano la notte dei lunghi coltelli. Il cast del nuovo film della saga neogollista vede Sarkozy dietro le quinte (e in tribunale). Col rischio che la pellicola si bruci ancor prima del 2022.

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