La sfida di Putin: "Andrà in Donbass"

Gli 007 britannici: "Il piano di Mosca per prendere Bakhmut". Base russa a Mariupol

La sfida di Putin: "Andrà in Donbass"

Aldilà di parole, falsi proclami e propaganda, i russi non hanno nessuna voglia di togliere le tende dall'Ucraina. O almeno, se e quando lo faranno, vogliono farlo da una posizione di forza che gli lasci in dote quanto più possibile. Ecco spiegate le ultime manovre di Mosca, tra bombardamenti a tappeto e strategie per l'immediato futuro.

Significativo quanto sta succedendo a Mariupol, una delle città più martoriate dall'invasione dello scorso febbraio. I russi stanno aumentando la presenza militare, come mostrano le foto satellitari rilasciate dalla società di osservazione della Terra Maxar che mostrano come sia in costruzione una grande base militare. Un complesso che sul tetto ha la stella rossa, bianca e blu dell'esercito russo e la scritta «dall'esercito russo al popolo di Mariupol». Non è un caso, dato che Mariupol è considerata il «ponte di terra» per raggiungere la Crimea, altra zona annessa da Mosca e da tempo contesa. Dopo quasi tre mesi di assedio che hanno lasciato morte e devastazione, ora i russi cercano di stabilirsi in città, chiaro segno di una volontà stanziale che nulla ha a che vedere con un possibile addio. Come non è casuale nell'ambito della propaganda russa, l'annuncio del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov: «Putin a tempo debito andrà certamente in Donbass». Del resto, a suo dire, «si tratta di un territorio russo», ha aggiunto. La guerra per Mosca è anche, e in alcuni tratti forse soprattutto, una questione di orgoglio. Secondo l'ultimo report dell'intelligence britannica il piano dell'esercito russo è di stringere d'assedio Bakhmut. Il motivo? Non tanto un valore militare, data la scarsa importanza strategica della città nonostante la vicinanza con Kramatorsk e Sloviansk, quanto simbolica. Una prova di forza per riaffermare il potere su alcuni luoghi. Alla faccia della vita e della morte.

Perché le bombe russe continuano a cadere un po' dappertutto, senza nessun riguardo per gli obiettivi civili. Al punto che ieri attaccando la città di Kherson, gli uomini dello zar hanno messo nel mirino anche un centro oncologico regionale. La denuncia arriva dal capo dell'amministrazione militare regionale Yaroslav Yanushevych. Non solo. Il ministro della Difesa ha pubbliucato sui social le immagini dell'aeroporto distrutto dai russi. Ma a pagare il prezzo più alto sono sempre e comunque i civili. Da ieri è iniziata l'evacuazione dei residenti che ancora non hanno abbandonato la città e continuano a vivere sotto i bombardamenti, aumentati di tono da quanto la città è tornata nelle mani ucraine. Non ancora uno scampato pericolo perché le rappresaglie russe potrebbero colpire anche i convogli umanitari. Non sarebbe la prima volta.

Nonostante la posizione che sembra di potere, Kiev fa sapere che solo nell'ultimo giorno sono stati uccisi 510 soldati portando a oltre 90mila il numero totale delle vittime russe dall'inizio del conflitto. Un prezzo di vite altissimo, minimo secondo Mosca per assecondare smanie di grandezza, espansione e megalomania. E che è destinato, in qualunque caso, a crescere ancora.

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