Una leader liberale figlia di immigrati turchi che promette linea dura sull'immigrazione. Un eurocrate socialista cresciuto in una città carbonifera socialmente devastata dopo la chiusura delle miniere che promette a tutto il Paese la stessa ricetta lacrime e sangue per la transizione verde. Capi e capetti xenofobi in crisi di nervi tra declino elettorale e confusione strategica. Partiti bizzarri come quello dei contadini che vivono i loro quarti d'ora di gloria assoluta nei sondaggi per poi precipitare nell'irrilevanza da cui erano venuti. Il panorama elettorale dei Paesi Bassi, dove oggi si vota per il rinnovo del Parlamento, è più che mai originale e instabile, come da tradizione nazionale degli ultimi decenni. Una tradizione che coincide con il carattere indipendente e libertario di un popolo, ma che stride con il ruolo da piccola Germania seriosa ai limiti del moralismo che Amsterdam svolge in Europa.
Dopo le dimissioni del longevo premier Mark Rutte, inciampato a sorpresa nello scorso luglio e tornato ancor più a sorpresa a fare il docente universitario (salvo magari riciclarsi prossimamente a Bruxelles o al vertice della Nato), la prospettiva del ricomporsi di una coalizione di centrodestra a guida liberale dopo queste elezioni anticipate è perlomeno incerta. Così come incerti sono i dati forniti dai sondaggi elettorali. I volubili olandesi, preoccupati soprattutto dall'economia, dall'immigrazione islamica e da una crisi delle abitazioni che affligge un piccolo Paese già affollatissimo, ancora la sera prima di recarsi al seggio erano per due terzi dubbiosi sulla preferenza da esprimere. Sicché tutto pare ancora possibile, per la gioia dei bookmaker. In un quadro estremamente frammentato, il sistema iperproporzionale può solo garantire estenuanti trattative per la formazione di un governo.
Se la giocano realisticamente Dilan Yesilgoz, erede politica di Rutte alla guida dei conservatori del Vvd, l'immarcescibile ex vicepresidente socialista della Commissione europea Frans Timmermans alleato con i Verdi, ma anche l'ormai storico leader xenofobo Geert Wilders e l'immancabile outsider di successo, che stavolta è il fuoriuscito cristiano-democratico Pieter Omtzigt, fustigatore di scandali che ha fondato il partito centrista Nuovo contratto sociale.
Questi quattro leader possono ambire a un primo posto in un testa a testa imprevedibile. Sbriciolate, invece, le speranze del partito ruralista, che appena all'inizio dell'anno aveva trionfato nelle regionali: la pittoresca leader Caroline van der Plas, a suo agio a bordo di un trattore, si è dimostrata un po' troppo leggera sui temi seri del livello nazionale e internazionale, e i sondaggi sono in picchiata.
Picchiato, invece, ma a bottigliate sulla testa in un locale pubblico di Groninga, è stato ancora una volta il leader dell'estrema destra Thierry Baudet, concorrente del più popolare Wilders. Virato su posizioni complottiste, No Vax e filorusse, da ennesimo fenomeno della politica olandese si è ridotto al 3% dei consensi, ma almeno sembra che non debba temere conseguenze serie per la propria salute.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.