La sfida ultrà del Texas: stretta contro l'aborto e limiti al diritto di voto

Stop alle gravidanze entro 6 settimane: è la legge più rigida. Si complica l'accesso alle urne

La sfida ultrà del Texas: stretta contro l'aborto e limiti al diritto di voto

Nessuna eccezione, nemmeno nei casi di stupro e incesto. Il Texas diventa il primo stato americano a vietare l'aborto già dalla sesta settimana, quando alcune donne a volte non sono nemmeno consapevoli di essere incinte. La norma entrata in vigore ieri, la Senate Bill 8, è la più restrittiva degli Stati Uniti in tema di interruzione di gravidanza, tanto da aver spinto il presidente Joe Biden a intervenire: la legge è «radicale», una «palese violazione» dei diritti costituzionali. «Difenderò il diritto all'aborto stabilito quasi cinquant'anni fa».

Il provvedimento sembra segnare un cammino per lo Stato conservatore, che alle ultime presidenziali ha mostrato segni di cedimento per i democratici. Anche su questioni di natura completamente diversa, il Texas si dirige infatti verso una limitazione dell'esercizio dei diritti. Ieri l'assemblea a maggioranza repubblicana ha dato anche il via libera a una normativa più stringente sull'esercizio del diritto di voto, che limiterà il ricorso al voto postale.

Intanto, da qualche ora, nello Stato dei ranch e del petrolio, non sarà più possibile abortire oltre il mese e mezzo di gravidanza, nemmeno se si è state vittime di violenza sessuale. La Corte Suprema non ha accolto l'appello degli oppositori e non si è pronunciata. Così i medici e chiunque praticherà interruzioni di gravidanza non conformi alla nuova legge potrà essere citato in giudizio e così anche chi aiuterà ad abortire, fosse anche solo dando un passaggio in macchina verso la clinica o un aiuto economico alla donna incinta. I cittadini che denunciano non devono necessariamente avere un legame con la persona a cui stanno facendo causa e potranno essere premiati con un minimo di 10mila dollari per ogni causa vinta. Un invito alla delazione. E adesso si rischia che diventi impraticabile il 90% degli aborti in Texas.

«Il nostro creatore ci ha dotato del diritto alla vita. Eppure milioni di bambini perdono il diritto alla vita ogni anno a causa dell'aborto», aveva già detto a maggio il governatore repubblicano Greg Abbott. Oggi insorgono le associazioni per il diritto all'aborto e i diritti delle donne, pronte ad andare avanti per vie legali pur di arrivare a uno stop. Sostengono che il provvedimento segni la fine della «Roe vs Wade» la celebre sentenza che ha reso l'interruzione di gravidanza un diritto costituzionale negli Usa. Ma la legge è stata redatta in modo da rendere più complessa l'impugnazione: vieta ai funzionari statali, che in genere vengono nominati come imputati quando si vuole bloccare una legge incostituzionale, di applicarla. E questo nonostante i precedenti della Corte Suprema impediscano agli Stati di vietare l'aborto prima della 22esima o della 24esima settimana.

Sulla scrivania del governatore Abbott, nel frattempo, è arrivata un'altra legge divisiva. Il leader repubblicano dovrebbe firmarla a breve ed è la risposta della destra americana alla vittoria di Biden alle ultime presidenziali grazie al voto postale. La norma ne limita notevolmente l'esercizio, in uno Stato come il Texas che già aveva leggi parecchio restrittive sul tema. A luglio aveva provocato la fuga di un gruppo di deputati democratici che volevano evitare si raggiungesse il numero legale per la sua approvazione. E invece eccola: prevede lo stop al voto 24 ore su 24, niente drive-through per votare dall'auto, niente schede per il voto a distanza inviate a tutti gli elettori, divieto di utilizzare come seggi elettorali tende, garage o strutture temporanee e infine nuovi requisiti di identificazione per il voto via posta.

Il Texas ha già chiamato in causa, invano, la Corte Suprema pur di ribaltare la vittoria di Biden. Ora prova a scoraggiare il popolo dem a recarsi alle urne. Ma il braccio di ferro su elezioni e aborto è appena iniziato.

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