Scatta la «tregua pasquale» sulla mozione di sfiducia contro il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini (nella foto). A rifiatare è soprattutto il capo dei Cinque stelle Giuseppe Conte, da giorni alle prese con i malumori interni della fronda filo russa per nulla contenta dell'appiattimento del partito sulle posizioni calendiane. Non è un caso che, ieri, il gruppo Cinque stelle abbia scelto di non prendere la parola in discussione generale. L'ala filorussa non gradisce. Si tiene defilata. Non vuole mettere la faccia su una battaglia tutta di Carlo Calenda. E soprattutto contesta Conte per la scelta di andare a rimorchio dell'odiato leader di Azione. In Aula il testo della mozione contro il numero due del governo è stato presentato da Azione e illustrato dal capogruppo Matteo Richetti. Mozione sottoscritta, però anche da Schlein, Fratoianni e Conte. L'accusa per il capo della Lega è di aver siglato nel 2017 un'intesa con il partito di Putin Russia Unita. Fatti vecchi che però ritornano di attualità dopo il conflitto in Ucraina. Nella seduta di ieri è stata incardinata solo la discussione generale. Ora il voto è previsto nella prossima settimana, quando saranno ri-programmati i lavori dell'Aula. I più duri contro Salvini sono stati i calendiani: «Questa non è una mozione di sfiducia che verte su un contrasto politico, su una contrapposizione fine a se stessa. Non c'entra nulla Carola Rackete, non c'entrano nulla i processi. E' la prima mozione di sfiducia che presento in vita mia.
Il merito della discussione è che il vicepremier Salvini ha siglato, in quanto leader di riferimento della Lega, un accordo con il suo corrispettivo leader del partito di Putin in Russia. Questo non è un punto di ostinazione formale» ha dichiarato Richetti in Aula. Tutto rinviato a mercoledì prossimo. Conte prende tempo.
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