Sergio Ramelli, Giuseppina Ghersi, Giorgio Almirante, le Foibe, Filippo Polito e Filippo Quattrocchi. Cosa hanno in comune tutti questi nomi, queste vite in un'Italia incapace di riconciliarsi con la storia? Tutto e niente. L'unica cosa che li lega veramente è l'opposizione che sinistre, Anpi e antifascisti realizzano ogni qual volta qualcuno tenta di dedicare loro una via (o una targa) alla memoria.
"Fascisti!", è l'accusa più diffusa: "fascista" la bambina di 13 anni stuprata e ammazzata dai partigiani a Savona; "fascista" il militante del Fronte della Gioventù barbaramente ucciso a Milano nel 1975 per mano di militanti legati ad Avanguardia Operaia; "fascista" il leader del Movimento Sociale Italiano. "Mercenario" invece Fabrizio Quattrocchi, rapito in Iraq il 13 aprile 2004 e poi ucciso dai suoi carcerieri.
Se non fai parte del pantheon della sinistra, non meriti medaglie. Mentre terroristi rossi del calibro di Cesare Battisti hanno sempre trovato appoggio ideologico, soprattutto a livello internazionale, e suoi "compagni" di lotta sono addirittura finiti a ricoprire ruoli tra Viminale, coop e sindacati, chi ha vestito una maglia diversa non è degno di alcun riconoscimento. Volete qualche esempio? A giugno a Catanzaro un gruppo di cittadini tentò di intitolare una via a "Sergio Ramelli e alle vittime del terrorismo". La commissione toponomastica diede il suo benestare, ma tutto l'arcipelago antifascista, dai Collettivi a Rifondazione Comunista, si ribellò riuscendo in qualche modo a rallentare l'iter burocratico. Stesso ritornello a Torino, dove a febbraio il prefetto consegnò alla famiglia di Filippo Polito, ucciso nei lager comunisti nel 1945, una medaglia d'onore alla memoria conferita dal Presidente della Repubblica. L'Anpi chiese addirittura il ritiro dell'onoreficienza, perché Polito (che aveva appena 20 anni quando morì) si sarebbe macchiato dell'infamia di essere "un combattente volontario, a fianco dei nazisti, in terre da loro occupate".
Non basta? Solo un mese fa scoppiò la polemica per la targa che il Comune di Noli voleva dedicare a Giuseppina Ghersi, accusata dai partigiani di essere una spia fascista (a 13 anni!) e poi stuprata e uccisa. La freddarono con una raffica di mitra vicino al cimitero di Zinola e il suo corpo venne ritrovato "in condizioni pietose". A lanciare la proposta era stato un consigliere di centrodestra, Enrico Pollero, figlio di un partigiano che aveva combattuto in montagna. "Anni sono passati ma non ti abbiamo dimenticata, sfortunata bambina oggetto di ignobile viltà", riportava la targa sul cippo di marmo e ferro posto in una piazza della città. Ma l'Anpi si oppose, vergando un duro comunicato contro la "brigatista nera Giuseppina Ghersi". Brigatista nera, capito? Una bimba di 13 anni, ammazzata senza processo. Brigatista nera lei, intellettuale radical chic Cesare Battisti. Un mondo alla rovescia.
E in questa Italia schiava del perbenismo di sinistra succede che Pd e opposizioni varie si inalberino per la scelta del Comune di Genova di intitolare una strada a Fabrizio Quattrocchi. "Vi faccio vedere io come muore un italiano", disse il contractor prima di essere ucciso nell'aprile del 2004 in Iraq. Nonostante il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, abbia conferito al giovane militare la medaglia d'oro al valor civile, per lui non c'è ancora spazio nel libro dei ricordi del Belpaese. La mozione proposta dal capogruppo di Fratelli d'Italia, Federico Campanella, è stata approvata martedì scorso con 23 voti a favore e 14 contrari. Il centrodestra esulta, la sinistra s'indigna. Per il consigliere comunale Pd Stefano Bernini "quella che si vuole propagandare oggi è l'attività di un mercenario". E per Paolo Putti, di 'Chiamami Genova', non conta l'orgoglio italiano di Quattrocchi nell'affrontare il piombo a testa alta. "Non mi sento di fare una graduatoria sul fatto che uno abbia detto Italia o no, prima di morire", ha chiarito Putti proponendo di dedicare la via ai bambini "vittime delle bombe intelligenti".
Povero Fabrizio.
L'allora ministro degli Esteri Franco Frattini, poche ore dopo l'assassinio, rivelò: "È morto da coraggioso, direi da eroe". Quando il sequestratore gli puntò contro la pistola, cercò di togliersi il cappuccio e gridò "ora ti faccio vedere come muore un italiano". Ma i radical chic non amano questi eroi. Preferiscono Battisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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