Anche Vittorio Sgarbi entra, a gamba tesa, sulla decisione della Corte di Cassazione riconoscere all'86enne Totò Riina, incarcerato in regime di 41bis, il “diritto a morire dignitosamente”.
Sgarbi attacca tutti i partiti che, ad accezione dei radicali, sono " in cerca di consensi" e vorrebbe vedere l'ex capo dei capi in carcere a vita "anche immobile in un letto e incapace di sedersi" e se la prende anche con coloro i quali sul web si chiedono: "Che vi aspettate da uno Stato che ha pietà per Totò Riina e non per le sue vittime?".
Se Riina è un pericolo "Allora io alzo il tiro: se ha ucciso, perché non ucciderlo? La maggioranza degli italiani sarebbe favorevole, e la politica con loro", scrive nella rubrica che cura per Il Giorno. "Ma se il criminale compie il crimine, lo Stato non può imitarlo.
Lo Stato - spiega il critico d'arte - non si vendica, non cerca una corrispondenza tra violenza patita e pena, che non deve andare oltre quel rispetto per l’uomo e per i suoi diritti che il criminale ha calpestato. Chi cerca la vendetta è come lui". "Lo Stato, come non uccide, non umilia. E non è pietà cristiana: è giustizia", conclude Sgarbi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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