Sergei Shoigu come Navalny e Litvinenko? La clamorosa ipotesi di un avvelenamento del ministro della Difesa russo è stata fatta da un noto uomo d'affari israeliano di origini russe, l'ex oligarca Leonid Nevzlin, citato dal Daily Mail. Secondo Nevzlin, che ha abbandonato la Russia nel 2003 dopo che i suoi beni erano stati sequestrati con quelli della compagnia petrolifera Yukos di Mikhail Khodorkovsky, il 66enne Shoigu avrebbe sofferto nelle scorse settimane «un grave attacco cardiaco non di origini naturali» e si troverebbe ricoverato in ospedale in condizioni talmente serie che, anche qualora venisse in futuro dimesso, rimarrebbe menomato. Nevzlin, che cita sue fonti russe, conferma i forti dubbi già espressi da osservatori internazionali sulle recenti immagini che mostrerebbero Shoigu partecipare in presenza a riunioni al Cremlino: si tratterebbe di filmati risalenti a momenti precedenti, spacciati per attuali. Ieri il ministero russo della Difesa ha smentito queste affermazioni. L'assenza prolungata di Shoigu dalla scena pubblica è già stata liquidata con frasi del tipo «il ministro ha ben altro da fare in questi giorni», ma manca un'inequivocabile sua dichiarazione che faccia chiarezza. I sospetti paiono dunque fondati e la notizia è rilevante per due ragioni: da una parte perché Shoigu non è un qualsiasi pezzo grosso del Cremlino, ma uno degli uomini più vicini a Putin, dall'altra perché la sua caduta in disgrazia altro non sarebbe sempre secondo Nevzlin che quella di maggior spicco in un gruppo di una ventina di generali: personaggi che non solo potrebbero essere stati «purgati» per aver criticato la scelta di attaccare l'Ucraina, ma più probabilmente perché considerati responsabili di corruzione e ruberie a un livello tale (si parla di 10 miliardi di dollari) da aver danneggiato la stessa capacità militare della Russia. In entrambi i casi, le denunce di Nevzlin evidenziano una frattura profonda tra Putin e i suoi vertici militari. Un tentativo di Putin (o forse di qualche suo gerarca) di liquidare Shoigu sarebbe clamoroso perché lo zar lo ha sempre considerato non solo uno dei pochi degni di ascolto, ma anche un amico personale: Shoigu è tra i pochissimi del giro ristretto del vero potere putiniano a non provenire dall'ex Kgb, ed è ministro della Difesa dal 2012. È anche il solo a non avere origini russe (viene dalla provincia di Tuva ai confini con la Mongolia), e con lui Putin ha spesso condiviso periodi di vacanza in Siberia. La fine traumatica dei rapporti personali tra i due avrebbe a che vedere con il secondo punto: il ministro della Difesa (uno degli uomini cui Putin ha concesso ricchezze e potere in cambio di fedeltà assoluta) potrebbe aver osato muovere critiche esplicite alla scelta strategica del capo di invadere l'Ucraina, magari informandolo solo a decisione presa e qui ci si ricorda dell'espressione tra il cupo e il perplesso di Shoigu e del capo delle forze armate generale Gerasimov in una foto ufficiale al Cremlino diffusa in occasione dell'avvio della «operazione militare speciale». Ma più probabilmente, fa intendere Nevzlin, Putin avrebbe lanciato su Shoigu i suoi fulmini perché non gli perdona di aver coperto (magari partecipandovi di persona) il saccheggio da parte della già citata ventina di generali del ricco budget destinato al rinnovamento delle forze armate nazionali.
I vertici militari avrebbero continuato a garantirgli che quei soldi erano stati ben spesi per una macchina moderna e ben oliata, ma l'amara verità è emersa sul campo in Ucraina. Da qui una purga in schietto stile staliniano.
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