Lo stile di Matteo Salvini è istituzionale come gli appuntamenti, dallo smoking di coppia con la fidanzata Francesca Verdini in mezzo ai vip della Mostra del cinema di Venezia, all'outfit blu e cravatta puntinata per i potenti dell'economia al Forum Ambrosetti di Cernobbio, tra fotografie con vista da urlo sul lombardo lago di Como o con la tazzulella 'e cafè in mano. Le parole però sono da barricadero della felpa.
Il fatto è che si vota tra due settimane (anche nella poco contendibile Campania) e l'attacco diventa più violento del solito al premier Giuseppe Conte, ai ministri della Scuola Lucia Azzolina («un ectoplasma»), della Salute Roberto Speranza (che replica negando di aver mai tenuto nascosto «in silenzio» «un piano anti covid»), infine dell'Agricoltura Teresa Bellanova, colpita con particolare astio durante un comizio a Mottola, in Puglia: «Bisogna mandare a casa una pugliese indegna» come lei «che si occupa più dei clandestini che degli agricoltori». A difenderla intervengono il pd Gennaro Migliore e tutta l'Iv, da Matteo Renzi a Elena Bonetti a Davide Faraone.
Difficile capire se tutte queste bordate al governo facciano parte dei toni alti e a tratti scomposti da campagna elettorale o segnino un tentativo di riprendersi la scena, anche da un sempre più ingombrante Luca Zaia, il governatore leghista che promette sfracelli nella sua ricandidatura in Veneto.
Primo obiettivo Conte. «Spero che (l'Italia, ndr) possa tornare a scegliere qualcuno che possa prendersi la responsabilità di decidere». Ancora: «Non si può tirare a campare e aspettare le elezioni del presidente della Repubblica del febbraio 2022». L'allusione è al Mattarella bis evocato da Conte, con parole da leader politico deciso a restare in sella e rafforzarsi più che con piglio da uomo di mediazione delle contese tra Pd e Cinque stelle. Al parterre di Cernobbio, per il quale la stabilità resta un valore, Salvini ha poi dichiarato che «di immobilismo e di incertezza rischiamo di morire» e ha usato per Conte parole che fanno pensare a una sostituzione senza passare dal voto, se i risultati elettorali lo consentissero.
Sul referendum il segretario della Lega tiene un profilo ambiguo che lo salverebbe dalla sconfitta con qualsiasi esito. Ha poi addirittura ipotizzato un «sette a zero» nelle Regioni, ma basterebbero smottamenti in Toscana e cataclismi in Puglia, la prima roccaforte rossa e la seconda regione natale di Conte, per aprire scenari di crisi. Che non abbia deposto le speranze sulla Toscana si capisce anche dall'aver affrontato il tema seduto dietro il compassato palco del Forum. Poche ore dopo è volato in Puglia.
A preoccuparlo, però, è anche il Veneto e non per il rischio di perdere. Sommando solo la lista Lega alla lista Zaia, si va ben oltre il 50 per cento, ha ricordato lo stesso Salvini, dimenticando però di dire che secondo gli ultimi sondaggi pubblicabili la lista civica del governatore avrebbe addirittura 10 punti di vantaggio sulla sua. Anche se i due ovviamente escludono qualsivoglia antagonismo, e Matteo si è presentato a Venezia con una mascherina decorata dal leone di san Marco, le due leadership sono concorrenti nei fatti. Zaia, tra l'altro, ha un profilo che, aiutato dalla buona gestione della prima fase del Covid, gli ha consentito di catturare simpatie anche oltre i confini leghisti.
Ecco il segretario Salvini mettere tra le priorità la revisione della legge Gasparri sulle concentrazioni editoriali, dopo la sentenza della Corte di Giustizia Ue che consentirebbe alla francese Vivendi di prevalere su Mediaset: proprio grazie alla Gasparri dichiarata contraria al diritto Ue dai giudici di Lussemburgo. Una partita importante per il futuro di Mediaset ma più in generale per l'intero assetto delle telecomunicazioni italiane.
Altro tema forte la scuola. «Inizia la prossima settimana ed è il caos» ha detto invitando a far tornare prima possibile i ragazzi tra i banchi.
Ragionamento troppo cinico per poterlo attribuire a chiunque, ma è un fatto che se il 14 settembre si avvereranno le previsioni della Azzolina, che la scuola «non è un posto fatato» e «non è a rischio zero», le conseguenze negative per il governo si avvertirebbero anche il 20 e il 21 ai seggi.
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