A cinque anni di distanza ha scelto lo stesso luogo dove suo padre si è dato fuoco, per fare lo stesso tragico gesto. È ricoverata presso l'ospedale Cto di Torino la ragazza di 18 anni, compiuti una ventina di giorni fa, che si è data fuoco a Vado Ligure, in provincia di Savona, nel parcheggio di piazzale San Lorenzo. Ha riportato ustioni di secondo e terzo grado sull'85 per cento del corpo, è stata intubata ed è in prognosi riservata: le sue condizioni sono disperate. Secondo alcuni testimoni, gli stessi che hanno cercato per primi di spegnere le fiamme che le avvolgevano il corpo, hanno riferito agli inquirenti di averla vista mentre si è cosparsa di liquido infiammabile, per poi accendere la fiamma. Immediato l'intervento dell'Emergenza sanitaria che ha trasportato la giovane al nosocomio di Pietra Ligure per poi, vista la gravità, trasferirla al Cto di Torino.
Non sono ancora chiare le ragioni del suo drammatico gesto ma è impossibile non ricondurre la sua vicenda alla morte del padre, avvenuta cinque anni fa, nello stesso parcheggio di Vado Ligure dove la diciottenne ha cercato la morte.
Il padre della ragazza - Mauro Sari, piccolo artigiano edile, muratore e piastrellista - si era ucciso proprio dandosi fuoco. Un gesto estremo, dettato dalla disperazione per problemi legati al lavoro, ma anche di salute. Due mesi prima della sua morte così cruenta, Mauro Sari, in cerca di solidarietà, si era recato a bordo della sua Ape, a Genova, dove aveva suonato al campanello di casa di Beppe Grillo, reduce dal successo elettorale del Movimento Cinque Stelle.
«Ho gravi problemi finanziari e nessuno mi aiuta - disse allora l'artigiano con l'azienda in crisi -. Ecco perché sono venuto da Grillo». Successivamente il leader di M5S lo aveva ricordato in un comizio ad Avellino, mentre parlava della crisi economica: «Un tizio era venuto a trovarmi. Prima di arrivare davanti a casa mia ha chiamato il 118 e gli ha detto vado a uccidermi da casa di Grillo. Ho trovato una persona che mi ha raccontato la sua storia di imprenditore. Abbiamo passeggiato e chiacchierato mezzora. Sapevo che non potevo fare niente, ma almeno l'ho ascoltato». Dopo la tragedia, però Grillo ammise: «Avevamo parlato, gli avevo dato il mio cellulare e ora si è ammazzato. Non avevo compreso la disperazione».
Dopo la morte di Sari, il Comune di Savona aveva dato un contributo di 2000 euro alla famiglia, che comunque non pare abbia mai fatto richiesta ai servizi sociali. E ora, la tragica storia della famiglia Sari sembra ripetersi.
«Una giovane vita sta lottando contro la morte - commenta il sindaco di Savona Ilaria Caprioglio - noi purtroppo, non possiamo né capire, né comprendere cosa sia scattato nella testa di questa ragazza. In questo momento, comunque, non credo che si debba indagare su questo, ma sperare in una sua ripresa».
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