Si stufano anche i Benetton: licenziato l'odiatore Toscani

Il gruppo dà il benservito al suo fotografo per le parole sulle vittime del ponte: «Impossibile collaborare ancora»

Si stufano anche i Benetton: licenziato l'odiatore Toscani

È crollato Oliviero Toscani, e stavolta a lui la cosa interesserà, diversamente dal crollo del ponte Morandi. Anche per i suoi storici datori di lavoro, i Benetton, il fotografo ha superato il limite dell'accettabile insultando in radio le vittime della tragedia di Genova («Ma a chi interessa che caschi un ponte? Ma smettiamola»). Soprattutto perchè gli azionisti di Atlantia sono a rischio ritiro della concessione autostradale (un affare miliardario) e nel mirino da tempo dell'opinione pubblica per i mancati controlli da parte di Autostrada sui viadotti, in particolare sul Morandi venuto giù nell'agosto 2018 (43 vittime). In questa situazione molto delicata, i Benetton non possono certo permettersi di essere associati alle parole dissennate uscite dalla bocca del loro storico fotografo Oliviero Toscani.

Quindi, il benservito inevitabile per non attirarsi ulteriori inimicizie: «Benetton Group, con il suo presidente Luciano Benetton, nel dissociarsi nel modo più assoluto dalle affermazioni di Oliviero Toscani a proposito del crollo del Ponte Morandi, prende atto dell'impossibilità di continuare il rapporto di collaborazione con il direttore creativo - scrive in una nota il gruppo - Luciano Benetton e tutta l'azienda, rinnovano la loro sincera vicinanza alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che sono stati coinvolti in questa tremenda tragedia». Non è bastato dunque il tentativo di Toscani di correggere le proprie affermazioni, troppo imbarazzanti per essere archiviate senza alcuna conseguenza sul suo ricco rapporto di lavoro con i Benetton. «Ho detto quelle parole infelici, ma la mia frase è stata estrapolata dal contesto» ha spiegato il fotografo, lui non voleva dire che i morti non gli interessano, ma solo che «Fabrica», la farm creativa della Benetton, «è un centro culturale che non ha nulla a che fare con Autostrade» e «che non stavamo discutendo di quello, del ponte Morandi che è cascato», in quel senso era da intendere il «ma a chi interessa che caschi un ponte», sostiene Toscani. Il quale poi, come altre volte, si è dipinto come vittima dell'altrui cattiveria: «Solamente la cattiveria può strumentalizzare una cosa simile. A me come a tutti quella tragedia interessa e indigna, ma è assurdo che certi giornalisti ne chiedano conto a me». Un'arrampicata sugli specchi che non ha convinto molti, neppure i Benetton e i vertici di Autostrade, i quali già il giorno prima si erano affrettati a prendere le distanze dal loro pericoloso (per le parole in libertà) direttore creativo. «Non comprendiamo assolutamente le affermazioni di Oliviero Toscani. La tragedia del Morandi è stata e sarà sempre una tragedia gravissima e ingiustificabile, porteremo il dolore che ha causato dentro di noi per tutta la vita» aveva dichiarato in una nota l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Roberto Tomasi.

Sicuramente un colpo per le finanze personali di Toscani, che però ha guadagnato molto bene in passato e può vivere di rendita nella sua lussuosa magione in Toscana. L'unici a difenderlo è Gad Lerner: «È un grande artista che per amore di battuta può lasciarsi scappare terribili bestialità insieme a tante verità scomode».

La sua figura è ingombrante, lo è stato anche per le Sardine che sono andati a trovare lui e Luciano Benetton a Treviso, con una foto che si è subito scatenata contro di loro. Al punto che la visita è stata motivo di una scissione nel movimento. Il tocco magico di Toscani: in due giorni è riuscito a scindere le Sardine e a farsi licenziare da Benetton.

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