"Si vince con programmi e idee. Parlare alla pancia non basta più"

Il neogovernatore della Calabria: "Io federatore per unire il centrodestra, come mi ha insegnato Berlusconi"

"Si vince con programmi e idee. Parlare alla pancia non basta più"

Onorevole Occhiuto, la Calabria è in controtendenza rispetto al resto d'Italia.

«Ero l'unico candidato politico in campo per il centrodestra - risponde il neo governatore della Regione - Credo abbia influito sulla vittoria anche il fatto che io, oltre ad essere un imprenditore, avessi conoscenza del territorio. Questo dovrebbe indurre la nostra coalizione a ritenere che quando mette in campo la classe dirigente i risultati arrivano. Il cosiddetto civismo va coniugato con l'esperienza».

Da più parti si è detto che dove hanno corso insieme Pd e 5s hanno vinto. La Calabria è un'eccezione?

«In Calabria la sinistra era divisa, ma in altre realtà era ancora più dilaniata. Durante la campagna elettorale ho evitato di cadere nelle trappole delle polemiche, dimostrando così di aver assimilato la lezioni di Berlusconi sul farsi federatore per unire il centrodestra. Ho trionfato perché ho parlato di programmi, della soluzione ai problemi. E questa mia scelta è stata apprezzata dagli elettori».

Queste amministrative determineranno una svolta nei rapporti tra alleati di centrodestra?

«Credo di sì. Queste elezioni ci consegnano una lezione importante: non ci deve essere competizione all'interno della colazione. Meloni e Salvini sono leader straordinari che hanno preso piccoli partiti portandoli a grandi risultati, ma c'è comunque bisogno di sintesi in un'alleanza».

L'ala moderata della Lega punta l'indice contro le forzature salviniane. Crede che l'area moderata del centrodestra si stia allargando?

«Durante la campagna elettorale ho potuto constatare che gli elettori non si fidano più di chi parla solo alla loro pancia. Dopo alla pandemia c'è da affrontare una crisi economica e sociale molto profonda. Serve quindi un personale politico in grado di parlare alla testa e, semmai, al cuore dell'elettore. Non certo alla pancia».

Quali saranno le sue prime mosse da governatore?

«Chiederò al governo di restituire la Sanità ai calabresi dopo 11 anni di commissariamento. Undici anni nei quali non si è ridotto il debito e non si sono migliorate le prestazioni. Abbiamo una rete ospedaliera fatiscente, poco personale a causa del blocco del turn over e, soprattutto, mancano i presidii territoriali. Ogni anno la Regione perde 320 milioni di mobilità passiva per le cure che i calabresi vanno a fare altrove. Sommati alle spese sostenute dalle famiglie per i viaggi della speranza si arriva a superare il miliardo di euro. La sanità è il problema dei problemi, non lascerò che sia un commissario a occuparsene al posto mio».

Nel suo discorso di ringraziamento ha parlato dei suoi figli e della speranza che i giovani non debbano lasciare la Calabria per cercare lavoro. Come frenare questa diaspora?

«Qui da noi, grazie alla decontribuzione del Fondo sociale europeo abbiamo un costo del lavoro più basso che nel resto del Paese, e inoltre abbiamo straordinari laureati le cui percentuali di occupazione fuori dalla Regione sono altissime.

Serve quindi un ambiente più favorevole per le imprese, ma anche un piano di attrazione per gli investimenti. La Calabria ha, inoltre, le condizioni per accogliere processi di delocalizzazione utilizzando le risorse del Pnrr. Punto, infine, a sanare la piaga del precariato che in questa Regione pesa come un macigno».

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