"Contro i no vax eravamo troppo pochi". L'ira dei poliziotti contro Lamorgese

Intervista ad Andrea Cecchini, Segretario di Italia Celere. "Avevamo avvisato della escalation delle violenze. Perché non siamo stati ascoltati?"

"Contro i no vax eravamo troppo pochi". L'ira dei poliziotti contro Lamorgese

Le proteste No Vax e No Green Pass, culminate nell’attacco alla sede della Cgil e al pronto soccorso del Policlinico Umberto I, hanno avuto tra i loro obiettivi anche gli uomini e i mezzi delle forze dell’ordine. Si contano almeno 38 poliziotti feriti, esito della violenza dei manifestanti, neofascisti e non, e di una organizzazione della gestione dell’ordine pubblico che ha lasciato qualche dubbio circa la sua efficacia. Sabato prossimo, a Roma, la Cgil risponde con una manifestazione alle vili violenze intimidatorie della scorsa settimana.

Di tutto questo ne abbiamo parlato con Andrea Cecchini, Segretario Generale Nazionale del sindacato di Polizia Italia Celere.

Vorrei partire da un numero: 38 poliziotti feriti nel corso della manifestazione di sabato scorso. Com’è stato possibile?

È stato possibile perché non veniamo ascoltati. È un anno che, come sindacato, segnaliamo la pericolosità crescente di queste manifestazioni alla Questura e al Ministero. L’ultima volta abbiamo anche reso pubblica la segnalazione con un comunicato stampa, era il 28 agosto. Lo scorso anno ci sono state due manifestazioni a ottobre con violenze molto più gravi di sabato scorso. I manifestanti presero piazza del popolo e ci aggredirono con molotov, petardi, sassi e bottiglie di vetro. Una violenza e un’organizzazione preoccupante, eppure tutto finì nel dimenticatoio. Noi anche in quella occasione segnalammo con preoccupazione che la cosa stava prendendo una brutta piega.

Cosa avete segnalato?

Abbiamo segnalato che da circa un anno le manifestazioni dei gruppi No Vax e No Green Pass venivano infiltrate dagli uomini di Forza Nuova. Un’organizzazione non più caotica ma una guerriglia organizzata proprio contro di noi, l’assenza totale di provvedimenti ha favorito il senso di impunità di questi individui.

Le violenze sono state perpetrate solo dai militanti di Forza Nuova?

No, assolutamente no. L’organizzazione degli scontri era studiata per coinvolgere negli scontri anche i manifestanti non organizzati, innescando un effetto di trascinamento della folla. Anche questo abbiamo segnalato. Sabato tutto è iniziato quando Giuliano Castellino è salito sul palco ha iniziato ad incitare la folla a "prendere Roma", a prendere i palazzi delle istituzioni e della Cgil. Successivamente le persone che sono salite sul palco, anche se non appartenenti a Forza Nuova, hanno continuato ad utilizzare le stesse parole d’ordine che hanno fatto presa sulla folla. In quel momento abbiamo compreso che era stata gettata benzina sul fuoco e che sarebbe potuto succedere di tutto visto che non avevamo di fronte un centinaio di manifestanti ma quasi 4-5mila.

Perché questa volta c’è stata una risposta forte delle istituzioni?

Perché è stata attaccata la sede della Cgil e questo ha reso visibile a tutti la pericolosità di questi gruppi. Noi lo denunciamo da un anno che la piazza stava mutando nelle sue forme di protesta. A questo vanno aggiunte le minacce ricevute da colleghi, proprio dalle stesse persone che sabato scorso hanno messo a ferro e fuoco Roma, minacce che non hanno fatto prendere provvedimenti nei confronti di questi soggetti. Sempre nel comunicato stampa del 28 agosto avevamo reso note le nostre preoccupazioni circa il rischio di escalation della violenza. Come è stato possibile che questi soggetti, del gruppo di Forza Nuova, che erano anche stati denunciati, abbiano potuto prendere parte a quella manifestazione? Eppure noi avevamo messo nero su bianco quanto provato sulla nostra pelle, avevamo avvertito della pericolosità di questo gruppo che avrebbe potuto incendiare una folla ben più grande, ed è quello che è successo.

Com’è stato possibile che migliaia di persone arrivassero sotto la sede della Cgil partendo da Piazza del Popolo senza essere fermati da voi?

Tecnicamente, i reparti mobili, quelli deputati all’antisommossa, sono reparti inquadrati che si muovono soltanto quando ci sono ordini che arrivano dall’autorità provinciale di pubblica sicurezza, cioè dalla Questura. Se l’ordine non arriva il reparto non si può muovere. Se non arriva l’ordine di spostarsi verso la Cgil il reparto non ci può andare in maniera autonoma. Le immagini testimoniano bene che quando i manifestanti sfondano il portone della sede della Cgil arrivano due squadre, una del reparto mobile e una del battaglione carabinieri, entrambe aggredite con bastoni ed altri oggetti contundenti.

Come stanno i poliziotti feriti?

Gambe rotte, braccia contuse, qualcuno con la gamba ingessata. Ferite importanti, inconciliabili con una manifestazione pacifica. Noi abbiamo fatto da scudo sociale e da scudo umano. Abbiamo dovuto usare la forza legittima per proteggere i palazzi delle istituzioni.

Ci sono rischi per la manifestazione di sabato?

No, assolutamente. Sarà una manifestazione tranquilla.

Che umore c’è tra i poliziotti che devono scendere in piazza?

Preoccupazione e stanchezza. Siamo stufi perché da un lato ci sono i manifestanti che lamentano gli interventi della polizia, dall’altro c’è la Cgil che è stata offesa, i palazzi istituzionali sono stati difesi, e i cattivi dovremmo essere noi? Abbiamo, come sempre, fatto il nostro dovere, eseguendo gli ordini impartiti, subendo per un’intera giornata minacce, violenze, insulti perché ritenuti parte in causa da parte di manifestanti che non hanno dimostrato il più basilare senso civico.

Non c’è il rischio che il malcontento dei poliziotti possa tradursi in una mano più pesante in piazza?

No, assolutamente. Siamo dei professionisti e dei servitori dello Stato e non vogliamo cadere nelle provocazioni di quella parte della piazza che cerca unicamente lo scontro. Il nostro malcontento viene espresso con civiltà nelle sedi opportune e, come in questo caso, anche attraverso la stampa per evitare che l’opinione pubblica si faccia influenzare dalle false notizie create ad arte per alzare a dismisura la tensione. Quando andiamo a lavorare per garantire l’ordine pubblico desideriamo solo che tutto vada bene e che alla fine della manifestazioni si possa tornare integri dalle nostre famiglie.

Tornando a ciò che non ha funzionato sabato scorso, secondo lei i numeri della polizia erano congrui a fronteggiare i manifestanti?

La scorsa settimana, nonostante le nostre segnalazioni, i numeri della polizia non erano proporzionati al numero dei manifestanti che, incredibilmente, erano tantissimi. Non eravamo pochi, ma non tanti quanto altre volte. Lunedì, nel corso della manifestazione di protesta contro il fascismo, quindi a basso rischio, eravamo, in proporzione al numero dei manifestanti, molti di più.

Avevate i mezzi necessari per contrastare i manifestanti?

Le immagini dimostrano come gli idranti, mezzi efficaci anche solo come deterrente in ordine pubblico, siano arrivati solo a manifestazione iniziata. E, visti i numeri elevatissimi e la piazza molto calda, forse si potevano utilizzare i mezzi speciali. Ma poi, rifletto, saremmo passati per violenti e repressivi. Incredibile!

Secondo lei come mai è stato sottovalutato il pericolo?

Non lo so. Quello che ho visto è però sotto gli occhi di tutti. Sono valutazioni molto più alte rispetto a chi sta in strada.

Vi sentite tutelati dalla vostra amministrazione?

Spesso abbiamo la sensazione di essere abbandonati a noi stessi, senza tutele, senza adeguate e tempestive risposte alle vicende che ci troviamo ad affrontare. Un esempio, nelle ore immediatamente successive alla manifestazione, qualcuno ad arte ha diffuso sui social immagini di un funzionario che veniva falsamente associato a violenze ai danni di un manifestante. Dall’amministrazione non mi risulta siano giunte smentite alla fake news che ha continuato a circolare in rete. Il funzionario ripreso in quelle immagini sabato non era nemmeno lì. Ci sentiremmo maggiormente tutelati se per esempio le nostre segnalazioni non cadessero nel vuoto, perché siamo noi che ci troviamo in prima linea e tornare a casa con arti rotti, ferite e contusioni di ogni tipo non è certo il miglior modo per finire una giornata di lavoro. Noi ci siamo sempre, anche se i rischi sono alti, ma è nostro dovere garantire l’ordine pubblico, e come Sindacato per la tutela dei poliziotti, anche segnalando preventivamente i possibili pericoli.

È stata tutelata più la Cgil di voi?

La Cgil è un’associazione sindacale importantissima che tutela milioni di lavoratori alla quale va tutta la nostra solidarietà per i violenti attacchi subiti. Però mi sembra utile per far comprendere il nostro stato d’animo per il fatto che Giuliano Castellino e i suoi sono stati arrestati per l’attacco alla sede della Cgil e non per aver mandato in ospedale 38 poliziotti, 38 uomini dello Stato.

Il Ministro dell’Interno Lamorgese vi ha espresso la sua solidarietà?

No. Non abbiamo avuto alcun tipo di comunicazione dal ministro Lamorgese. È stata espressa la doverosa solidarietà alla Cgil ai lavoratori del Policlinico Umberto I ma non a chi sabato, vestendo una divisa, nel compiere il proprio dovere, ha subito ferite ed umiliazioni di ogni tipo, non comprendo il perché di questo silenzio.

Qualche altro politico vi ha portato la sua solidarietà?

Qualcuno, sia dall’una che dall’altra parte, di quelli che conosciamo perché scendono in piazza alle manifestazioni. Questa volta la solidarietà con grande stupore non è arrivata da quelle parti della politica che spesso a parole ci sostiene. Siamo rimasti basiti quando abbiamo sentito alcuni politici paragonarci alla polizia sudamericana.

Abbiamo difeso i palazzi delle Pubbliche Istituzioni, abbiamo fatto come sempre il nostro dovere, senza commettere abusi, facendo di tutto per garantire alla piazza non violenta di poter esprimere il proprio legittimo dissenso, e per farlo 38 di noi sono rimasti feriti. Questo è tutto.

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