Il simbolo voluto da Lenin e abbattuto prima da Stalin e poi da Hitler

Il comunismo, diceva Lenin, è il potere dei Soviet e l'elettrificazione del Paese. Di questa elettrificazione il Dnipro è uno dei simboli più potenti

Il simbolo voluto da Lenin e abbattuto prima da Stalin e poi da Hitler
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Il comunismo, diceva Lenin, è il potere dei Soviet e l'elettrificazione del Paese. Di questa elettrificazione il Dnipro è uno dei simboli più potenti. Il primo piano economico sovietico del 1920, prototipo dei successivi piani quinquennali, prevedeva un'impresa colossale: addomesticare il grande fiume per produrre energia, fornire acqua all'intera Ucraina occidentale, creare una poderosa via navigabile attraverso tutto il Paese. La diga saltata per aria ieri, quella di Nova Kakhovka, è la sesta, quella più a valle, di un complesso sistema di vie d'acqua, costruzioni, sbarramenti, e centrali idroelettriche che imbrigliano il fiume per oltre 200 chilometri. Costruita tra il 1950 e il 1955 è di oltre un ventennio più giovane dell'impianto fratello, sorto a Zaporizhzhia negli anni Trenta.

Quest'ultimo, immortalato da fotografi e documentari celebrativi, è stato a lungo una delle glorie del comunismo realizzato. A costruirlo furono decine di migliaia di lavoratori, i migliori tecnici di tutta la Russia. Per non correre rischi furono chiamati gli architetti americani che si erano fatti le ossa nella gestione della Tennessee Valley Authority del New Deal, le turbine furono ordinate alla General Electric.

Nonostante tutto ciò, quando nel 1941 arrivarono i tedeschi, Stalin non ci pensò due volte e per fermare l'offensiva ordinò di far saltare in aria il complesso. In realtà le truppe naziste arrivavano da Nord e l'utilità strategica della decisione è fortemente messa in dubbio. Ma gli uomini dell'Nkvd, il predecessore del Kgb, non ebbero il coraggio di mettere in discussione l'ordine.

Alle 20.15 del 18 agosto fecero saltare con 20 tonnellate di esplosivo la grande muraglia, creando una voragine alta 20 metri e larga più di 100 (nella foto). Un'onda di sei metri precipitò a valle. Il numero dei morti è sconosciuto, gli storici confessano di non riuscire a raccapezzarsi: tra holodomor (la grande carestia voluta da Stalin) e vittime della guerra, i calcoli si fanno confusi. Le stime più accreditate vanno tra i 20 e i 100mila morti, ma c'è chi parla anche di 180mila.

In mezzo a tanto sterminio i tedeschi verificarono che i danni alla diga erano facilmente riparabili.

In meno di un paio d'anni l'impianto tornò in funzione. Giusto in tempo però per essere distrutto un'altra volta, in questo caso dai nazisti in fuga di fronte all'Armata Rossa. Tra il 1944 e il 1950 la ricostruzione. Sembrava quella definitiva. Prima di Putin.

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