I sondaggi vedono il centrodestra con il vento in poppa, e il Pd prova a correre ai ripari, cercando sponde con l'ultimo appiglio rimasto: il voto disgiunto. Se il candidato dem Alessio D'Amato a due settimane dal voto è ancora indietro di una dozzina di punti percentuali, non resta molto altro da fare se non affidarsi a un appello al «voto utile», invitando sostanzialmente tutti gli elettori non di centrodestra a votare la lista che vogliono, ma scegliendo l'ex assessore di Zingaretti come governatore. E proprio l'ex presidente e segretario del Pd prova a tirare la volata al compagno di partito invitando gli elettori Pentastellati e di sinistra che sono fuori dalla coalizione a puntare comunque sul candidato targato Pd. «Rispetto tutti i candidati ha spiegato Zingaretti a un evento romano a favore di D'Amato - ma c'è solo una candidatura che può fermare la destra che ritorna, ed è quella di Alessio D'Amato». Secondo l'ex segretario Pd ed ex Governatore, infatti, «il sistema elettorale maggioritario a turno unico non prevede medaglie d'oro, d'argento e di bronzo», ma solo la vittoria del primo, e «la competizione taglia corto Zingaretti - è tra Rocca e D'Amato». Ma le candidature sono molte di più, a cominciare da Donatella Bianchi che corre per il M5s e che sembra incontrare il favore della base del Movimento, visto che i pentastellati sono dati in crescita dai sondaggi, addirittura sopra il Pd sul dato assoluto della singola lista. Ma quel 17 per cento di cui la giornalista è accreditata fa gola ai Dem e al loro candidato in affanno, così Zingaretti scommette sul voto disgiunto: «Tutte le altre candidature purtroppo sono nobili tentativi di rappresentanza, ma ai fini della vittoria non incidono», spiega sornione, appellandosi dunque «nel rispetto assoluto del pluralismo e delle alleanze» a votare «ognuno le liste che vuole, ma poi scegliendo per il presidente il solo che può fermare il ritorno della destra». Ossia, appunto, D'Amato. In fondo, scippare la Bianchi dei suoi consensi dopo aver tardivamente tentato di correre in ticket con la candidata pentastellata resta come detto l'ultima speranza possibile per il Pd per tagliare il traguardo davanti al candidato di centrodestra, Francesco Rocca, alle elezioni del 12 e 14 febbraio prossimi. E così, forse anche per scaramanzia, lo stesso Alessio D'Amato prova a esorcizzare lo sconfortante riscontro dei sondaggi. «Non ho paura dei sondaggi, noi facciamo vincere Rocca ai sondaggi e poi vinciamo le elezioni, questo è un po' il quadro. In questo momento siamo in rimonta, sono molto fiducioso. Andremo a vincere il 12 e 13: da un lato c'è la forza dei risultati, dall'altro c'è un mondo antico che ha creato tanti guai e che tenta di ritornare alla guida di questa regione». E, per vincere, anche D'Amato spera nel voto disgiunto. E vede un auspicio favorevole nell'approdo al Nazareno dell'ex Iena pentastellata Dino Giarrusso.
L'ingresso dell'Europarlamentare nel Pd, in questo «grande partito aperto a tutti», ha concluso il candidato dem, «può essere anche un segnale utile per un voto disgiunto nel Lazio, che è una cosa importante per non far tornare queste destre al governo della Regione».
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