Eppure sarebbe bastato esprimere solidarietà e vicinanza. Al limite si poteva tacere. Ma la tentazione di buttarla in politica è stata troppo forte anche stavolta. Sia chiaro: la maggioranza degli esponenti politici e degli opinionisti, più o meno vicini alle idee di Giorgia Meloni, ha scelto di non polemizzare con la presidente del Consiglio. Però non possiamo fare a meno di annotare le reazioni stonate di chi ha scelto di scatenare un dibattito sulla «famiglia tradizionale» e di attaccare le politiche del governo. Pure di fronte alla separazione tra Meloni e il suo ormai ex compagno Andrea Giambruno, giornalista Mediaset. Una vicenda personale cavalcata da qualcuno tra le fila dell'opposizione e tra i ranghi dell'opinionismo militante. Partiamo dalla politica. Si distingue subito il deputato del Pd Alessandro Zan, responsabile diritti della segreteria di Elly Schlein. Zan affida a «X» la sua riflessione polemica. «Almeno lasciate in pace le famiglie che vogliono stare insieme» scrive, aggiungendo il simbolo dell'arcobaleno. Anche il deputato e segretario di Più Europa Riccardo Magi ne approfitta per attaccare politicamente la premier: «Chiedo ai politici di maggioranza di astenersi da ora in poi dal fare a chiunque la morale sulla famiglia tradizionale», intima Magi. «A questo punto, la caccia alle streghe fatta da questo governo a qualsiasi forma di famiglia diversa da quella del Mulino Bianco appare solo come una grande ipocrisia», attacca ancora l'ex radicale. Tira in ballo il famoso spot del marchio di prodotti da forno anche Giuseppe Conte, leader del M5s. Da un punto stampa a Foggia, Conte affonda il colpo dopo un preambolo in cui esprime solidarietà a Meloni. «Invito la destra a evitare di elaborare modelli culturali che poi si vogliono imporre a tutti i cittadini, modelli culturali impregnati di forte ideologia costruita su modelli astratti - dice il presidente del M5s - come la famiglia del Mulino Bianco che poi si rivelano poco rispettosi delle scelte di vita personale che poi loro stessi non riescono a tradurre in pratica». Ci si mette pure l'ex sardina Mattia Santori, ora consigliere comunale del Pd a Bologna. Santori evoca l'intrigo, parla di «fuorionda non a caso» e sentenzia: «Giambruno andava scaricato». Tira in ballo complotti il leader dei Verdi Angelo Bonelli: «In merito alle dichiarazioni della premier visto che tutto questo è partito da Mediaset e non certamente dalle opposizioni, chi è che vuole indebolirla e perché?». Elly Schlein, fino al momento in cui scriviamo, rimane in silenzio.
Chi perde l'occasione per tacere è Christian Raimo, scrittore di sinistra. Raimo accusa Meloni di «strumentalizzare la propria famiglia, facendo occupare posizioni di potere a persone amiche, familiari, senza che questi avessero la minima competenza, discettando poi di famiglie degli altri con una violenza senza paragoni». Non può mancare l'attacco gratuito dell'opinionista Selvaggia Lucarelli, firma de Il Fatto Quotidiano. Lucarelli condivide il post di Meloni e commenta con un «separazioni tradizionali».
Poi se la prende con Elena Bonetti di Azione e Alessandra Moretti del Pd, «colpevoli» di solidarizzare da sinistra con la presidente del Consiglio. Le chiama «finte progressiste». Quelle vere, invece, non perdono l'occasione per attaccare politicamente Meloni.
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