Che si sia trattato di uno svarione oppure che davvero una manina maligna abbia inserito come un avvelenato regalo di Natale quella norma della riforma fiscale che avrebbe rimesso in gioco politicamente Silvio Berlusconi dopo tutto non è così rilevante. Conta il fatto che il Cavaliere sia ancora un tale spauracchio politico che il solo sospetto di favorirlo basti a sbianchettare una norma di buon senso come l'articolo del decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri il 24 dicembre che prevede l'impunibilità per le evasione inferiori al 3 per cento dell'imponibile. E conta ancora di più il fatto che il patto del Nazareno che lega Berlusconi e Renzi in nome delle riforme istituzionali abbia tanti e tali nemici che i «maggiordomi» autori del misfatto potrebbero essere ovunque. Insomma, non conta l'esistenza della manina ma la sua maledetta verosimiglianza.
Berlusconi ha reagito al pasticciaccio sentendosi tirato in mezzo e ha individuato i nemici del Nazareno soprattutto tra i centristi, coloro che vogliono minare una volta per tutte la sua leadership finora indiscussa all'interno dell'area moderata, quella riconosciuta anche da Matteo Renzi, che dialoga soltanto con il Cavaliere. Ed ecco i primi «maggiordomi», quelli più vicini alla scena del delitto: il viceministro all'Economia Luigi Casero , responsabile per il Tesoro alla delega fiscale e il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti . I due negano e hanno anche l'alibi. Ma certo avrebbero avuto entrambi buoni motivi per fare da pietra di inciampo del Nazareno.
Casero appartiene al Nuovo centrodestra, uno dei partiti che più di tutti si sentono marginalizzati dall'asse tra Berlusconi e Renzi. La moglie lagnosa e coi bigodini che guarda il marito andare con l'amante avvenente. La controprova è che nell'ultimo anno tutte le volte in cui il Nazareno ha preso a scricchiolare, è tornato di moda Angelino Alfano e una versione dell'Italicum più garante della rappresentanza (tradotto: con una soglia di sbarramento più bassa). Poi ogni volta che il Nazareno tornava a veleggiare, ecco gli alfaniani di nuovo sul bagnasciuga a borbottare. Quanto a Zanetti è un esponente di una categoria ormai quasi estinta: i centristi veri e propri, quelli cioè eletti con Scelta Civica, partito nel frattempo passato alla forma gassosa. L'annessione dei montiani al Pd è sempre nell'aria, ma qualcuno evidentemente non si arrende.
Ma il Cavaliere sa benissimo che anche tra i suoi c'è chi non manda giù il Nazareno. Raffaele Fitto è sempre là, sul suo Aventino, in attesa che si apra la strada a una sua successione al potere. Non facciamo certo uno «scoop» rivelando che a Fitto non dispiacerebbe una rottura tra Renzi e il Cav. Fin quando infatti Berlusconi sarà attore imprescindibile del centrodestra lui sarà condannato, con la sua trentina di deputati, allo splendido ma inutile isolamento. Che però sembra il destino immediato.
Ci sono poi gli antirenziani del Pd. E qui l'elenco è lungo: Pippo Civati , Stefano Fassina , Gianni Cuperlo . Più defilato anche Pier Luigi Bersani , che però nei giorni scorsi ha mandato avanti Miguel Gotor , che ha sponsorizzato la candidatura di Romano Prodi al Quirinale come antidoto al Nazareno. E Massimo D'Alema ? Sai che novità. Il baffinuto ayatollah dell'antirenzismo ha mille e più motivi per far deragliare il treno del Renzusconi . E in questo senso andrebbero i frequenti incontri avuti negli ultimi mesi con il corregionale Fitto.
Infine i nemici ideologici del Nazareno, quelli che ci mancherebbe altro. Nichi Vendola e tutta Sel, in lotta furiosa per la sopravvivenza di una sinistra condannata dalla storia.
E poi il Movimento 5 Stelle che ancora una volta mancherebbe l'appuntamento con la storia. Ma qui siamo alla periferia della sindrome di Stoccolma: che sarebbero i grillini senza i Renzi e i Berlusconi contro cui sbraitare per coprire con una cortina fumogena una proposta politica ancora impalpabile?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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