La sinistra a difesa di Speranza: "Non si tocca o rischia il governo"

Pd e Leu uniti nella difesa del ministro della Salute: "Il suo siluramento sarebbe una concessione troppo grande a Salvini"

La sinistra a difesa di Speranza: "Non si tocca o rischia il governo"

Il ruolo di Roberto Speranza è una linea invalicabile oltre cui il governo non può spingersi. La pena è una fibrillazione che si sa come inizia, ma non come finisce. Parola di Pd. La gestione del ministero della Salute, affidata all’esponente più in vista di Leu, è così il terreno di scontro tra destra e sinistra all’interno dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. Tanto che il presidente del Consiglio è costretto a barcamenarsi nel conflitto, in cui c’è un punto fermo: il ministro della Salute non è minimamente intenzionato a farsi da parte. Dal Partito democratico e Liberi e uguali, la linea è netta: Speranza deve restare al proprio posto. “La sua sostituzione sarebbe una vittoria politica consegnata a Salvini. L’ordine del segretario Letta è stato quello di difendere Speranza, senza alcun tentennamento. Ed è condiviso”, spiegano a IlGiornale.it fonti interne al Pd. “Del resto - aggiungono da Largo del Nazareno - Draghi ha elogiato il ministro, un cambio di idea repentino minerebbe la sua credibilità”. Parole che contengono un implicito avviso: l’addio a Speranza farebbe perdere la fiducia nel presidente del Consiglio.

La testa di Speranza, concessione a Salvini

Difatti la sostituzione sarebbe possibile solo su decisione di Draghi, che dovrebbe chiedere un passo indietro al ministro, magari in cambio di una posizione di prestigio in ambito internazionale. Un’ipotesi circolata nelle scorse ore, ma che non trova conferme. “Sembra fantapolitica, più un desiderio inconfessabile di Salvini. A quel punto Draghi dovrebbe spiegarci le ragioni e partirebbe la rumba del rimpasto. Non mi sembra una cosa sensata e non la vuole nessuno”, analizza un parlamentare di Leu. Si dirà: la pattuglia della sinistra di Liberi e uguali è poco rilevante. Certo, ma gli effetti sarebbero a catena.

Nel Pd, infatti, il ragionamento è rivolto al futuro: “Stiamo lavorando su una prospettiva di alleanza di centrosinistra, che include ovviamente i bersaniani, nostri interlocutori privilegiati. E come potremmo accettare il siluramento di Speranza per far contento Salvini? Non se ne parla proprio”, è la sintesi di un orlandiano del Pd. E c’è poi un risvolto pratico: la posizione tenuta sulla pandemia dal ministro è stata sostanzialmente in linea con quella dei vertici dem. Sia l’ex segretario Nicola Zingaretti che il suo successore Enrico Letta hanno abbracciato la linea rigorista. Tanto che il capodelegazione nel governo, il ministro Dario Franceschini, è stato il gemello di Speranza nei vari cdm, frenando qualsiasi tentazione aperturista.

Unità dem nella difesa a Speranza

Il “dimissionamento” di Speranza equivarrebbe all’autobocciatura del Pd. È pur vero qualcuno nel partito non ha sempre condiviso questa fermezza, come alcuni esponenti della corrente Base riformista, quella degli ex renziani, in primis l’ex capogruppo al Senato, Andrea Marcucci. Ma in questo non c’è la volontà di fare da sponda alla richiesta leghista di un cambio al ministero dalla Salute. “Sarebbe stato più logico non confermare Speranza nel governo quando è nato. Adesso sarebbe oggettivamente una concessione troppo grande a Salvini”, osservano dalla corrente di Lotti e Guerini.

Dalle parti di Leu i toni diventano anche quelli della sfida: “Se inizia questa antifona da parte della destra, e in particolare di Salvini, allora cominciamo anche noi a chiedere le dimissioni dei ministri della Lega”. “Ma - è la puntualizzazione - non è questa la nostra intenzione. L’obiettivo è quello di portare il Paese fuori dalla pandemia con Draghi. Ed è opportuno che la destra decida di lasciar perdere certe provocazioni”.

Nell’inner circle di Speranza si ostenta serenità: “Abbiamo fiducia di Draghi, che si è espresso pubblicamente”. L’analisi su queste fibrillazioni conduce dritti agli appetiti sul Recovery plan. La sintesi degli uomini di Leu è questa: “La riforma della sanità vale decine di miliardi di euro. È naturale che possa fare gola”.

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