La sinistra e quella ossessione per la Meloni

I vipponi, i giornaloni e gli antifascisti di professione: ecco la (solita) campagna sull'allarme fascismo. E, a questo giro, i fucili sono spianati contro la Meloni

La sinistra e quella ossessione per la Meloni

Ci sono i vipponi. Elodie in testa. Ma anche Oliviero Toscani e Giorgia (la cantante). E poi c'è l'Ingegnere con il sogno di un nuovo Comitato di liberazione nazionale contro le destre. E poi i giornaloni della stampa internazionale, manganello dei poteri forti, che fanno da megafono oltre Manica e oltre Oceano al livore dei media nostrani. E c'è ovviamente Enrico Letta che nei talk show e nelle piazze è tutto un "O noi o la Meloni". Tutti ossessionati dall'ombra nera, tutti ossessionati da "Giorgia la nera".

L'allarme fascismo, di nuovo. Ci risiamo. Stessa spiaggia, stesso mare (nero). Dall'estate del lido fascista (era il 2017) alle "pastasciutte antifasciste" di Nicola Fratoianni (pochi giorni fa). Nel mezzo le sirene del coprifuoco sono risuonate innumerevoli volte. E i fucili sono stati spianati, in più di un'occasione, su formazioni, sconosciute ai più, che alla prova delle urne sono finite per capitalizzare lo zero virgola. L'indomani del voto, poi, le spillette dell'Anpi, le musicassette con incisa una vecchia versione di Bella ciao e i libretti della Costituzione sono stati puntualmente riposti in soffitta e la vita ha ripreso a scorrere come sempre. E gli antifascisti di professione hanno dovuto fare i conti con la realtà: non c'è stata una nuova marcia su Roma, in Italia non è stata instaurata la dittatura, la democrazia si trova sempre al solito posto. Persino a Verona, a lungo raccontata come covo di skinhead e neonazisti della peggior specie, è finita per andare in mano a un democratico, l'ex calciatore Damiano Tommasi, sconfessando così ogni inutile allarmismo. Eppure...

Eppure, passate poche settimane dalle elezioni amministative, sono stati presi in contropiede da una crisi di governo del tutto inaspettata e, trovandosi a corto di argomenti, hanno puntato sull'usato sicuro: l'allarme fascismo. Il 24 luglio il primo articolo (a pagina 10) su Repubblica contro il pericolo "ombra nera", contro "il partito che ha ancora nel suo simbolo la fiamma che arde sulla tomba di Mussolini": Fratelli d'Italia. L'accusa: da sempre intrattiene "relazioni non casuali con formazioni e ambienti neofascisti". Vengono tirati in ballo i saluti romani, una croce celtica in una ex sezione del MSI, "razzismi su negri e ebrei". "È il fattore 'M' - spiegano - 'M' come Meloni. 'M' come Mussolini". Due giorni dopo, il salto di qualità: la foto di prima pagina della Meloni fa infuriare tutti quanti. "Non bastava infarcire quotidianamente il giornale di articoli che insultano, attaccano e diffamano", il commento di Guido Crosetto. "Era troppo poco. Così hanno superato altri confini: quelli della decenza, del buon gusto e del rispetto". All'interno del quotidiano, poi, un ampio approfondimento sule "ambiguità del partito della fiamma" segnate dalle "interlocuzioni con partiti e movimenti di estrema destra. Una storia che, al netto delle smentite della leader, continua". La narrazione di Repubblica è che FdI e CasaPound siano la stessa cosa. Ieri stessa operazione con formazioni neonaziste formate da ultras e pregiudicati.

Oggi Repubblica è in edicola con un'altra prima pagina sulla Meloni. La falange è il titolo. Molto probabilmente andranno avanti per questa strada ancora per due mesi. Almeno fino al 25 settembre, quando cioè si voterà.

Fino ad allora saranno in preda all'ossessione nera, all'ossessione per "Giorgia la nera". Poi, a spoglio ultimato, si ritireranno. Pronti comunque a rialzare la testa con l'avvicinarsi delle prossime elezioni.

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