Ursula contro Giorgia. Sempre donne sono, almeno nominalmente, ma politicamente stanno l'una all'altra come la vita e la mors degli antichi romani. Tradotto, siccome il centrodestra è dato in clamoroso vantaggio sugli avversari e la leader di Fratelli d'Italia sembra sulla strada di un successo anche personale inarrestabile, a sinistra già parlano del dopo. E per il dopo i sogni o i deliri sono svariati. Scorriamoli un po'. Saranno gli stessi alleati, gelosi del suo primato, a mettere i bastoni fra i piedi o a farla cadere. Questa legge elettorale è talmente brutta e piena di tranelli che magari al Senato la maggioranza non sarà così schiacciante e il periodo è così pieno di emergenze che non mancheranno i temi divisivi (vedi rigassificatore di Piombino) per mandare sotto un esecutivo. E poi cè la cara Europa, come ci ha ricordato Draghi al Meeting, con una guerra in corso pensate forse di fare da soli senza la Ue su un tema come l'energia? Vedrai, sperano a sinistra, che presto la Meloni scivolerà su deficit, Pnrr, immigrazione e diritti. E allora eccola Ursula, che non è solo il nome della Von der Leyen, ma anche un modello di alleanze, quella larga dove Berlusconi votò con i grillini proprio per eleggerla Presidente della Commissione europea. L'Ursula rivista del post 25 settembre prevede tutti dentro, tranne la Meloni e quasi sicuramente Conte (bisognerà vedere i numeri delle urne). Il voto, insomma, come massima espressione democratica del popolo semanticamente sano (senza populismo) è già derubricato a incidente storico. Di conseguenza la campagna elettorale ha perso di sapore, meglio non farla o sospenderla, perché la fatica di un programma omogeneo e la suspence del giudizio dei cittadini. Tanto è già esploso il dramma del caro energia, materia così drammatica e complessa che mica la si può liquidare con due slogan da comizio, da talk o da social. Quelli che sono angosciati preventivamente, senza dati di fatto, da un'ipotetica destra illiberale vincente, sono i primi a non aver rispetto delle istituzioni sognando l'ordinaria gestione straordinaria di SuperMario.
La democrazia è un game, da rispettare anche nella sua ferocia. Non è che il gioco non vale o non ci piace quando non siamo noi a vincere. Che si voti invece e per davvero e con passione. Dopo anni di accrocchi parlamentari e di premier non eletti, è giunto il momento.
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