"La sinistra non ha temi e idee Uniti solo contro il fascismo"

La leader di Fdi: «Brutto clima, ci siamo ritrovati in un dibattito surreale. Ma ora basta, con noi mai inciuci»

"La sinistra non ha temi e idee Uniti solo contro il fascismo"

Roma Onorevole Giorgia Meloni, che campagna elettorale è stata?

«La più dura che ho mai fatto. Non è facile conciliare i ritmi con la maternità e con la necessità di girare tutte le regioni d'Italia in un mese. Mi sono imposta di tornare sempre a dormire da Ginevra, questo ha significato ritmi atroci e settimane scandite da aereo-treno-auto, dormendo magari tre ore o anche meno quando la bimba si svegliava».

Dal punto di vista politico che clima ha respirato?

«Il consenso per il centrodestra è palpabile. Ma il clima è stato molto brutto, è stato costruito in modo artefatto un dibattito assurdo e surreale su fascismo e antifascismo. Il risultato è che mi sono ritrovata a parlare circondata dall'odio dei centri sociali. Ritrovarsi tra gente che ti sputa mentre cerchi di parlare con le persone comuni non è esattamente piacevole. Così come dover rispondere a domande su Mussolini, Pajetta o Napoleone oltre a essere fastidioso non è ciò che mi interessa».

Perché questa stanco ritorno dell'allarme antifascista?

«Perché era l'unico modo della sinistra per spostare l'attenzione e parlare al suo popolo visto che temi e idee non ne hanno».

Lei ha battezzato l'appello lanciato da lei, Berlusconi, Salvini e Fitto come il «patto di pietra».

«Dal nome della piazza della manifestazione. Considero questo evento come una doppia vittoria. In primo luogo perché ho chiesto a lungo una iniziativa comune. Era davvero necessario dare un segnale. La legge elettorale porta a esasperare ciò che ci distingue, mentre ci sono tante cose che ci uniscono. Inoltre sono soddisfatta di avere ottenuto una parola in più contro lo spettro dell'inciucio».

Si sente più tranquilla ora?

«Sì, ma se gli italiani vogliono la certezza assoluta diano il voto a Fratelli d'Italia».

Ha avuto paura di rimanere schiacciata tra la Lega e le nuove destre?

«La concorrenza a destra non mi sembra così significativa. La Lega ha fatto un'ottima campagna elettorale ma non prende voti da noi, il nostro elettorato di riferimento sa che la destra è un'altra cosa».

Quale obiettivo si è posta in termini percentuali?

«Il più alto possibile, ma il vero obiettivo è il 40% di coalizione».

M5s ha annunciato alcuni nomi di futuri ministri. Lei ha qualcuno in mente?

«I ministri e i ministeri dipendono dal risultato. Di certo intendo proporre l'istituzione di un ministero della giustizia sociale contro i privilegi e per aiutare chi è in difficoltà; un ministero del Turismo e del Made in Italy per investire sul marchio Italia e un ministero del Lavoro che si occupi davvero anche di autonomi, Partite Iva e professionisti».

Il voto del Sud sarà decisivo per il risultato finale?

«Sì, è un voto meno definito. Proprio oggi sono stata in Calabria, c'è un gap infrastrutturale che non consente di competere ad armi pari. Noi puntiamo su una super deduzione del costo del lavoro per le imprese ad alta intensità di manodopera: più assumi, meno paghi di tasse. Inoltre le aziende del Nord che investiranno aprendo una sede al Sud potranno detrarre i costi. Senza dimenticare l'istituzione del reddito bimbo, ovvero un sostegno di 400 euro mensili per i primi sei anni di vita di ogni figlio e l'investimento in asili nido. Dobbiamo fare di tutto per non fare scappare i giovani».

Perché due giorni fa è andata dal premier ungherese Orban?

«Perché mi ha indispettito molto la processione di politici da Juncker e Merkel per dire che gli italiani resteranno a cuccia.

Senza Orban l'Italia sarebbe diventato il più grande campo profughi del mondo, lui ha dimostrato che l'immigrazione incontrollata si può fermare. In queste ore è stato demonizzato dimenticando che sta nel Ppe. Evidentemente la mia visita ha toccato un nervo scoperto dei nostri maggiordomi».

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