La sinistra si spacca sulla Rai. E Orfeo torna a guidare il Tg3

Una faida all'interno del Pd dietro lo scontro tra l'ad e il giornalista. La soluzione? Un giro di poltrone

La sinistra si spacca sulla Rai. E Orfeo torna a guidare il Tg3

Anche stavolta, in Rai, finisce tutto in burla. Tanto siamo in tv. Dove va Mario Orfeo cacciato dalla super poltrona della direzione approfondimenti? Viene placidamente rimesso su quella del Tg3. È questa la decisione dell'amministratore delegato Carlo Fuortes. Ma se «si è esaurito il rapporto fiduciario», come scritto nero su bianco dal capo azienda, com'è possibile che lo stesso gli affidi un altro incarico importante? Cose da Rai, dove anche il più agguerrito dei manager alla fine deve sottostare ai diktat di partito, anzi a quelli delle correnti di partito. Del Pd, ovviamente, di cui tutti gli attori in campo sono rappresentanti. Dunque, se mercoledì 8 il cda approverà, Orfeo tornerà a dirigere il Tg3, al posto suo alla direzione approfondimenti (che coordina il reparto strategico dei talk e i programmi di attualità) andrà Antonio Di Bella, attualmente incaricato dei programmi Day Time e Simona Sala dal Tg3 si sposterà al posto di Di Bella. Insomma un gran caos, soprattutto perché Orfeo e Di Bella (che, di carattere più pacato, in origine era indicato - a ragion veduta - per gli approfondimenti) avevano da poco cominciato a lavorare nei rispettivi settori che partono ufficialmente da lunedì e ora si cambia già tutto.

In sostanza, le direzioni orizzontali che dovrebbero portare a una riorganizzazione del lavoro nella tv di Stato (per generi, e non per canali) sta già fallendo. E questo si porta dietro una pessima figura per l'ad Fuortes, manager considerato di ferro quando guidava il Teatro dell'Opera di Roma e che si è ritrovato impantanato nelle paludi Rai come tanti suoi predecessori. Tanto che la sua poltrona è da mesi data per traballante. Sarebbe anche questo uno dei motivi per cui avrebbe deciso di far fuori Orfeo, che spifferi e voci (fatti arrivare tramite il sito Dagospia) indicavano come «cospiratore» con l'obiettivo di prendere il posto di ad. Si dice anche che Fuortes ritenesse che dietro le paginate uscite sul Foglio sulle magagne Rai ci fosse lo stesso Orfeo.

Una faida che, come detto, è tutta interna all'area di sinistra, che, più o meno, da sempre governa in Rai. Fuortes, scelto da Draghi, è il prodotto di una mediazione con a capo il ministro Franceschini, Orfeo ha un'ampia schiera di sostenitori che va dal segretario Pd Letta a Renzi. Insomma, se si scatena una lotta, ognuno trova una sponda e la conclusione è che un manager defenestrato rientra dalla finestra su una poltrona comunque importante. Pare infatti che Fuortes abbia agito contro Orfeo non senza aver prima consultato Palazzo Chigi attraverso il capo di gabinetto Funiciello.

Ma il motivo dello scontro tra i due big quale sarebbe? Al netto di tutte le ricostruzioni anche fantasiose, alla base di tutto c'è la diversa visione di come «ammorbidire» programmi come CartaBianca e Report: il primo al centro di furiose polemiche per le ospitate di personaggi filo-putiniani come Orsini e giornalisti russi e il secondo per le inchieste che hanno coinvolto Renzi e il Pd. Insomma, Orfeo ha provato a chiudere CartaBianca, Fuortes - condizionato dal potere e dalle entrature di Bianca Berlinguer - non glielo ha consentito nonostante i proclami di cambiamento.

Orfeo per la prossima stagione aveva approntato una serie di novità come la striscia quotidiana su Raitre affidata a Marco Damilano, la prima serata del giovedì con Ilaria D'Amico e la seconda serata del lunedì di Raiuno con Giancarlo De Cataldo. Ora vedremo se si continuerà su questa linea. Ma tanto il nocciolo è che restano CartaBianca e Report.

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