Salvini non cede ai 5S: "Siri resta". E il sottosegretario vuol parlare con i pm

La risposta arriva proprio poco dopo le parole di Luigi Di Maio a La7: "Non posso accettare" che Siri "resti al governo"

Salvini non cede ai 5S: "Siri resta". E il sottosegretario vuol parlare con i pm

Armando Siri, indagato per corruzione, risponde all'invito dei pentastellati di "restare in panchina" attraverso il suo legale, Fabio Pinelli. "Siamo pronti a chiarire, qualora fosse ritenuto necessario o anche solo opportuno, nelle rispettive sedi istituzionalmente competenti", ha detto il legale del leghista all'Ansa.

Secondo il Corriere, inoltre, il sottosegretario sarebbe pronto a rilasciare "dichiarazioni spontanee" ai pm per "negare" di essere mai stato a disposizione di Paolo Arata o di aver incassato la presunta mazzeta da 30mila per i provvedimenti sul mini eolico. "L’istanza del sottosegretario Armando Siri è stata depositata ai pubblici ministeri di Roma e già nelle prossime ore il senatore leghista potrebbe presentarsi al palazzo di giustizia", scrive il quotidiano di via Solferino.

La notizia arriva a poche ore dalle parole di Luigi Di Maio a La7. "Non posso accettare" che Siri resti al governo", ha detto il vicepremier. "Io mi auguro che l'incontro di Conte con Siri avvenga il prima possibile, poi Conte prenderà le sue decisioni, nessuno vuole tirarlo per la giacca. Per quanto mi riguarda, io chiedo a tutto il governo, anche al premier Conte, di invitare Siri a dimettersi", ha spiegato.

A prendere le distanze dalla condanna mediatica anche Matteo Salvini: "Noi siamo assolutamente tranquilli, abbiamo piena fiducia nell'efficienza e nella rapidità della magistratura italiana. Detto questo, in uno Stato di diritto si è colpevole se si è condannati non se si finisce sui giornali". Quindi a chi gli domanda se Siri resterà al suo posto, Salvini risponde: "Per quel che mi riguarda assolutamente sì".

Il botta e risposta arriva proprio dopo che i Cinque Stelle hanno pubblicato sul loro blog 4 domande per chiedere

chiarimenti. "Quando un politico viene accusato dalla magistratura di essere un corrotto, deve fare un passo indietro e chiarire - si legge nel post - si può difendere, è un suo diritto, ma deve farlo lontano dalla sua carica".

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