Siri, la tesi dei magistrati: "Si sarebbe asservito a interessi dei privati"

Ecco le motivazioni dei pm nel decreto di perquisizione nell’ambito delle indagini del sottosegretario leghista Armando Siri, accusato di corruzione

Siri, la tesi dei magistrati: "Si sarebbe asservito a interessi dei privati"

Armando Siri, sottosegretario in quota Lega alle Infrastrutture e ai Trasporti è indagato per corruzione nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Roma. Accusa che l'esponente del Carroccio respinge categoricamente. Secondo gli inquirenti, come si legge nel decreto di perquisizione, così come riportato da Adnkrons, avrebbe "asservito l'esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri ad interessi privati".

Come?"Proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti per materia (Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Ministero dello Sviluppo economico, Ministero dell'Ambiente) l'inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentare (decreto interministeriale in materia di incentivazione dell'energia elettrica da fonte rinnovabile) e di iniziativa governativa di rango legislativo (Legge Mille proroghe, Legge di Stabilità, Legge di Semplificazione) ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto 'mini-eolico".

Dunque, si legge ancora: "Dalle attività di indagine, difatti, è emerso che Arata ha trovato interlocutori all'interno dell'Assessorato all'Energia, tra tutti l'Assessore (Albero Pierobon, grazie all'intervento di Gianfranco Miccichè, a sua volta contattato da Alberto Dell'Utri".

Nell'inchiesta sono dieci in tutto gli indagati e figura chiave, oltre a Siri, sarebbe l'ex Forza Italia Paolo Arata che, sempre secondo i pm, "ha fatto tesoro della sua precedente militanza politica, in Forza Italia, per trovare canali privilegiati di interlocuzione con organi politici regionali siciliani ed essere introdotto negli uffici tecnici incaricati di valutare, in particolare, i progetti relativi al "bio-metano". Arata, docente universitario genovese, è nel mirino della Direzione antimafia di Palermo e gli investigatori della Dia per i suoi contatti con l'imprenditore Vito Nicastri, il "re" dell'eolico ritenuto vicino all'entourage del latitante Matteo Messina Denaro.

Secondo la

tesi dei magistrati di Palermo "il legame tra Nicastri il latitante è emerso anche dalle dichiarazioni, acquisite nel procedimento, del pluripregiudicato mafioso mazarese Giuseppe Sucameli".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica