Non c'è pace per il Siulp, il più importante dei sindacati dei poliziotti, investito in pieno dall'indagine della Procura di Firenze per associazione a delinquere, prossima alla richiesta di rinvio a giudizio del segretario generale Felice Romano e dei vertici della Link Campus, l'università privata romana che - d'intesa con Romano - garantiva esami facili ai poliziotti.
Sempre da Firenze emerge un'altra storia sgradevole. Il segretario provinciale del Siulp è stato denunciato per truffa e appropriazione indebita da un folto gruppo di iscritti al sindacato. Alla base della denuncia, le azioni legali che il sindacato aveva proposto ai poliziotti contro il ministero dell'Interno per vedere riconosciute una serie di indennità e straordinari. Il sindacato aveva raccolto le quote di adesione alla causa collettiva: poi, pare per il parere contrario degli avvocati, il ricorso non era stato presentato. Ma le quote, si legge nella denuncia, non sono mai state restituite. Essendo oltre settecento gli aderenti alla causa si tratta di un bel gruzzolo.
Il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto insussistente il reato di truffa, mentre per l'appropriazione indebita ha archiviato la posizione del leader del Siulp fiorentino solo per intervenuta prescrizione. Ma i fatti e i reati avvennero. Per questo i poliziotti bidonati erano convinti che il capo della Polizia avrebbe avviato almeno una inchiesta disciplinare a carico del segretario inquisito. Invece non è accaduto nulla. Come non è accaduto nulla per Felice Romano, contro il quale - nonostante le gravi accuse che pendono nei suoi confronti - non è partito alcun procedimento interno: la motivazione ufficiale è che, essendo attualmente distaccato al Siulp, non può essere sanzionato.
Nessun trattamento di riguardo per i poliziotti-sindacalisti, garantiscono al Viminale. Resta il fatto che l'impunità disciplinare di Romano&C.
viene vissuta dalla base come una disparità di trattamento se confrontata alla severità dimostrata nei confronti dei poliziotti qualunque: nella stessa questura fiorentina un assistente è stato sospeso per sei mesi dal lavoro e dallo stipendio per avere omesso di inviare per tempo i certificati medici in occasione di alcuni periodi di malattia, e a nulla sono valse le sue giustificazioni.
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