Slovacchia al voto, Bruxelles trema. Putin tifa per l'impresentabile Fico

L'ex presidente populista, che si è dimesso nel 2018 per corruzione, in vantaggio nei sondaggi. Se vince a rischio la coalizione anti-russa

Slovacchia al voto, Bruxelles trema. Putin tifa per l'impresentabile Fico
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Non meraviglia che la Russia abbia investito risorse ingenti per alimentare la disinformazione in un piccolo Paese come la Slovacchia, chiamato oggi alle elezioni politiche. In ballo, dal punto di vista di Mosca, non ci sono tanto gli equilibri politici di uno dei più piccoli (5,4 milioni di abitanti) Stati membri dell'Unione Europea, quanto la tenuta della coalizione occidentale che sostiene - militarmente ed economicamente - l'Ucraina aggredita dalla Russia nel febbraio dello scorso anno. La Slovacchia infatti, provata dalla crisi economica e delusa dai governi europeisti degli ultimi tre anni, potrebbe tornare ad affidarsi al più inquietante dei suoi leader politici, il sovranista filorusso Robert Fico, che nel 2018 era stato costretto a dimettersi in seguito alle proteste di piazza seguite all'assassinio del giornalista Martin Kuciak, autore di inchieste sulla corruzione del premier socialista e della fidanzata Martina Kusnìrovà. Ma oggi, in un quadro politico e sociale rivoluzionato dagli effetti della guerra in Ucraina, il 59enne ex membro del partito comunista cecoslovacco è in testa, sia pure con poco più del 20 per cento delle intenzioni di voto, nei sondaggi elettorali. E anche solo l'ipotesi di un suo successo solleva preoccupazioni a livello europeo.

E questo perché Fico da una parte è rimasto nonostante tutto l'amico di Putin che era già prima dell'invasione russa dell'Ucraina, mentre dall'altra ha mutato pelle, dismettendo i panni del sovranista di sinistra per trasformarsi in un populista che insegue cinicamente i voti di chi è disposto a credere che basti strizzare l'occhio a Mosca per recuperare (come da slogan elettorale del partito Smer-Sd di Fico) «stabilità, ordine e benessere». Da qui le sparate di Fico contro «l'Ucraina fascista» (definizione mutuata pari pari dalla propaganda putiniana) e la promessa di impegnare Bratislava a fermare la cessione di armi a Kiev e a ostacolarne l'accesso alla Nato.

Già domani mattina si dovrebbero conoscere i risultati e dunque sapere se la presidente della Repubblica Zuzana Caputova darà l'incarico di formare un governo a Fico oppure al suo rivale liberal-progressista Michal Simecka, vicepresidente dell'Europarlamento che intende invece confermare la linea europeista. Sia a Mosca sia a Bruxelles, in ogni caso, si guarderà con molta attenzione a questo passaggio elettorale slovacco, ma anche e più ancora, viste le dimensioni e il ruolo svolto in Europa, nella Nato e nelle relazioni con l'Ucraina a quello della Polonia del prossimo 15 ottobre.

Dal punto di vista occidentale, è lecito sperare che, superata la fase della campagna elettorale, chiunque governerà a Varsavia archivierà i toni polemici ed eviterà di fornire a Putin speranze di incrinare ulteriormente il fronte di solidarietà verso Kiev, già spezzato dall'Ungheria di Viktor Orbàn.

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