«Questi bastardi dovrebbero esser spediti in prima linea scalzi e con un fucile in mano». Così lo scorso ottobre Evgenij Prigozhin, boss della Wagner, liquidò il generale Alexander Lapin, il comandante del distretto centrale colpevole di non aver impedito le disastrose ritirate russe da Kharkiv e Lyman. Ieri lo stesso generale, simbolo per molti irriducibili dell'inettitudine del ministero della Difesa e della sua struttura di comando, è stato promosso Capo di stato maggiore delle forze russe di terra. L'inattesa promozione sembra quasi bilanciare l'ascesa politica e militare di Prigozhin e dei «musicisti» della Wagner ormai ad un passo dalla presa di Soledar. La conquista, oltre a rappresentare la prima vittoria sul campo dopo le batoste di fine estate consacrerebbe la fama di Prigozhin e dei suoi combattenti considerati da una parte dell'opinione pubblica gli ultimi epigoni della tradizione bellica russa.
A ben guardare però i successi della Wagner, impegnata da oltre cinque mesi sui fronti di Bakhmut e Soledar, dipendono anche dalle scelte di Sergej Surovikin, il generale che da ottobre guida le operazioni in Ucraina. L'invio di 9mila soldati in Bielorussia e l'avvio, a dicembre, di intense esercitazioni al confine con l'Ucraina, ha costretto Kiev a dirottare molte unità nel Nord del paese. Così quando, a fine anno, la Wagner ha lanciato l'offensiva su Soledar gli ucraini si sono ritrovati privi di rinforzi. Ora dopo due settimane di combattimenti casa per casa le forze russe avanzano nel cuore della cittadina e controllano le macerie dei suoi edifici amministrativi. La battaglia finale si prefigura però dura e sanguinosa. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky descrive una città dove «non ci sono più né mura, né vita». Parole confermate dal nemico Prigozhin che smentisce le voci sulla fuga delle unità nemiche lodandone, invece, eroismo e determinazione. «L'esercito ucraino combatte coraggiosamente e con onore», scrive su Telegram il boss della Wagner ricordando che la conquista potrebbe richiedere ancora vari giorni. Per garantirsi un completo controllo della cittadina, abitata un tempo da diecimila persone, la Wagner deve impossessarsi della miniera di sale situata alla periferia Ovest. Un'operazione che potrebbe rivelarsi complessa quanto la conquista dell'acciaieria Azovpal di Mariupol.
Sotto le miniere di Soledar - a oltre 280 metri di profondità - si snoda una ragnatela di gallerie lunghe duecento chilometri intervallate da caverne scavate nel sale dove gli ucraini hanno ammassato armi e munizioni. Una di queste cavità - alta 40 metri, larga altrettanto e lunga più di cento - ospitò nel 2004 un concerto con oltre 350 spettatori. Ora quelle gallerie e quelle ramificazioni collegate a varie zone della superficie cittadina minacciano di trasformarsi nel cuore di una disperata, ma prolungata resistenza. La caduta di Soledar e delle sue miniera potrebbe, al contrario, rappresentare il prologo del definitivo accerchiamento di Bakhmut e di un ulteriore avanzata russa nei territori del Donetsk controllati da Kiev. Muovendo dalle rovine di Soledar la Wagner può avanzare sul versante Nord-orientale di Bakhmut e chiuderne l'accerchiamento su tre lati.
Altre unità russe, accompagnate da blindati e tank, potrebbero invece risalire a Nord lungo l'autostrada che porta a Seversk aprendo così un nuovo fronte. Due mosse e due successi grazie ai quali Prigozhin e la Wagner si confermerebbero indiscussi portabandiera di una Russia nuovamente vittoriosa e combattiva.
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