Siamo alle solite.
«Solo che adesso i protagonisti delle intercettazioni sono i magistrati e questo crea grande imbarazzo. Scopriamo ora che anche dentro la corporazione togata c'è un alto tasso di ipocrisia».
Carlo Nordio, uno dei più noti pm d'Italia, oggi in pensione, ha letto i brani riportati dal quotidiano La verità: le manovre e le trame che Luca Palamara e altre toghe, poi risucchiate dall'inchiesta di Perugia, conducevano con grande disinvoltura.
Nordio, è stupito?
«Per niente. È da 25 anni che denuncio questo malcostume: la lottizzazione e gli scambi di favori fra le diverse correnti che convivono nell'Anm».
Palamara e gli altri decidevano chi far sedere su questa o quella poltrona.
«Lo sanno tutti che i meccanismi sono questi. Semplificando, potremmo dire che tutti trattavano con tutti».
Una pratica mortificante che imita il lato peggiore della politica?
«Intendiamoci: spesso per incarichi importanti vengono scelte persone di primissima qualità, tecnici del diritto di grande preparazione, ma si passa sempre o quasi attraverso mediazioni estenuanti e la stanza di compensazione delle correnti che sono ovunque. Specialmente al Csm».
Ma come se ne esce?
«Anche su questo versante è da un quarto di secolo che predico la soluzione più semplice: l'elezione per sorteggio dei membri del Csm».
Il sorteggio non svilirebbe la carica?
«L'obiezione è una colossale sciocchezza. Ovviamente non si sorteggerebbe il primo che passa per la strada, ma seguendo alcuni criteri ragionevoli».
Per esempio?
«Restringendo la rosa ai magistrati di Cassazione».
Torniamo alle intercettazioni.
«E mi faccia ripetere per l'ennesima volta che è una barbarie vedere sui giornali testi che dovrebbero rimanere segreti».
Ma così non si nasconde all'opinione pubblica quel che accade dietro le quinte?
«Eh no, così si ferma l'inciviltà. Questi brani sono selezionati senza alcun contraddittorio fra le parti, non ne conosciamo il contesto e non sappiamo nemmeno con che tono sono state pronunciate quelle parole. Si tratta di materiale carico di suggestioni, appetibile ma scivolosissimo. Quante volte abbiamo letto pagine che sembravano sentenze di condanna e invece erano il frutto di fraintendimenti, equivoci, errori grossolani».
Adesso ci imbattiamo in giudizi sorprendenti su Salvini. Ci volevano le microspie per venire a sapere che i pensieri delle toghe non sono poi così politicamente corretti come appaiono in pubblico?
«È la solita ipocrisia che alberga nella mia categoria. Nei congressi fuoco e fiamme, in privato un linguaggio assai diverso».
C'è di più. Auriemma aggiunge: «Non capisco cosa c'entri la procura di Agrigento», ma Palamara respinge la critica e detta la linea dura: «Hai ragione, ma bisogna attaccarlo».
«La magistratura è una corporazione conservatrice che attacca la politica, quasi sempre il centrodestra ma qualche volta pure il centrosinistra, quando la politica prova a eliminare o ridurre privilegi non giustificati e varare riforme liberali».
Qui c'è di mezzo anche un processo e un'accusa gravissima: sequestro di persona.
«Ho sempre sostenuto che quell'accusa non stava né in cielo né in terra e quel capo d'imputazione diventa ancora più incredibile oggi, dopo che il capo del governo ha sequestrato in casa sessanta milioni di italiani per il Coronavirus. Ma, naturalmente, non voglio nemmeno immaginare che qualcuno abbia puntato il dito contro Salvini in malafede: sarebbe un sacrilegio».
In conclusione, la giustizia ruzzola nella polvere delle intercettazioni ma il ministro resta in sella.
«Il
centrodestra ha sbagliato bersaglio: le scarcerazioni dei boss sono opera dei magistrati di sorveglianza, non di Bonafede. Resta l'obbrobrio della prescrizione e la responsabilità politica della gestione scriteriata delle carceri».
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