Il Presidente della Basilicata, Vito Bardi, è indagato dalla Procura di Potenza, in una inchiesta a strascico con altre cento persone, per aver utilizzato “una manciata” di tamponi presi dall’asl. Come se De Luca fosse stato indagato per essere stato il primo a farsi il vaccino togliendolo a un anziano che in quel momento senza dose sarebbe morto. Ma la procura di Potenza non è nuova a inchieste su politici eccellenti che portano grande clamore mediatico e clamorosi flop. Da quella su Tempa Rossa che costrinse alle dimissioni l’allora ministro Guidi a quella che ha costretto alle dimissioni il governatore Marcello Pittella. Entrambi assolti, ma con una carriera politica rovinata.
Nonostante questo il Pd oggi plaude la Procura di Potenza, e non perde l'occasione per fare sciacallaggio sugli avversari politici vittime dell’inchiesta. E non si capisce perché sull’indagine lucana interviene Francesco Boccia, che è pugliese: "Dalle prime notizie in merito all'inchiesta sulla sanità lucana coordinata dalla Dda di Potenza - dice il dirigente dem- emergerebbe un quadro preoccupante di rapporti tra clan ed esponenti politici del centrodestra lucano, oltre a una gestione amministrativa opaca. La Basilicata non merita una tale rappresentazione, una Regione intera umiliata e calpestata nella sua dignità. Abbiamo profonda fiducia nella magistratura che saprà fare luce su quanto sta emergendo e ci auguriamo che tutti possano chiarire in tempi rapidi la propria posizione”.
Ma come fa il Pd ad avere fiducia in una magistratura che a Potenza ha fatto errori così clamorosi rovinando l'esistenza umana e politica di esponenti costrtti ad abbandonare pr sempre ruoli apicali, ma che dopo le dimissioni sono stati assolti? Ormai vale tutto pur di attaccare un avversario, tanto poi quando le stesse cose accadono al Pd si tace o, come nel caso di Pittella, si abbandonano persone per bene alla gogna.
Il doppiopesismo della sinistra
Lo stesso padrino politico di Boccia, Michele Emiliano, è indagato per finanziamento illecito ai partiti per la campagna elettorale contro Renzi. E con Emiliano anche il suo capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, che proprio Boccia ha blindato capolista facendolo eleggere in parlamento e regalandogli l’immunità penale. Stefanazzi è anche indagato insieme a un altro dirigente nominato da Emliliano capo di un'agenzia regionale, Elio Sannicandro, perchè avrebbe “attestato falsamente” l’idoneità del secondo a ricoprire il ruolo di componente della commissione che ha aggiudicato l’appalto da oltre 160 milioni di euro per la costruzione del nuovo ospedale San Cataldo di Taranto, pur essendo a conoscenza di una serie di motivi che lo rendevano incompatibile. Un ospedale che a differenza di quello di Lagonegro per cui è scoppiata l'inchiesta in Basilicata (che non è mai stato realizzato), quello di Taranto su cui pesa questa importante tagliola giudiziaria, è stato inaugurato più volte da Conte, Letta, Emiliano e Boccia (senza essere ancora pronto).
Ma le inchieste che travologno gli amici di Boccia in regione Puglia sono tantisisme: dalla Protezione Civile, alle agenzie per lo sviluppo, rischio idrogeologico e persino spettacolo. Ad esempio Mario Lerario, il capo della Protezione Civile che ha gestito tutti gli appalti covid di Emiliano in affidamento diretto con la scusa dello stato d'emergenza, è stato arrestato mentre prendeva da un imprenditore 20 mila euro nascosti in una fetta di carne. Perché il Partito Democratico non ha detto una parola? In quel caso la Puglia non è una “Regione intera umiliata e calpestata nella sua dignità" come ieri ha detto Boccia della Basilicata?
Casi così purtroppo possono capitare a tutti gli amministratori. Ma quando le inchieste colpiscono il Pd al massimo vengono nascoste tra le pagine di cronaca locale. Eppure hanno coinvolto anche esponenti di primo piano, ma sulle pagine dei giornali, gli stessi che oggi hanno grande richiamo sulla Basilicata, neanche un trafiletto. Ad esempio in campagna elettorale e ancora oggi Enrico Letta fa grande vanto dell’esperienza delle Agorà. Ma mai dice che fine ha fatto il coordinatore nazionale di quelle Agorà. Nicola Oddati, uno dei più importanti dirigenti nazionali del Pd, è indagato insieme ad altri amministratori e dirigenti dem per l’inchiesta sul Rione Terra in Campania, che si è allargata anche al pd in Puglia e Calabria.
Le accuse a Oddati
Oddati è stato fermato l'11 gennaio a Roma dagli agenti mentre usciva dalla sede di rappresentanza della regione Campania dove era assunto, con 14 mila euro nella valigia. Ha detto che erano i soldi che doveva versare per le tessere del pd di Taranto di cui era commissario. Ma il tesoriere del Pd Valter Verini ha smentito la versione di Oddati. Che è indagato con le accuse di associazione per delinquere e traffico di influenze illecite per il suo rapporto con l'imprenditore flegreo Salvatore Musella. Quell'11 gennaio, negli uffici romani della Regione, Oddati aveva incontrato fra gli altri proprio Musella, per conto del quale, secondo l'accusa, avrebbe svolto il ruolo di "fiduciario nella ricerca di contatti e relazioni illecite utili a favorire l'aggiudicazione di appalti".
Indagato con lui l'ex candidato alla segreteria provinciale di Taranto Luciano Santoro e l'ex segretario provinciale di Reggio Calabria Sebastiano Romeo, e il sindaco Pd di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, indagato anche per aver concesso buoni spesa in cambio di prestazioni sessuali. Secondo la ricostruzione degli inquirenti Musella ha dato almeno cinque volte delle somme di denaro a Oddati, oltre a pagargli abiti sartoriali, pernottamenti all’hotel Terminus e la ristrutturazione della casa di una persona a lui vicina. Nell’estate del 2021, si legge nel decreto di perquisizione, il dirigente del Pd intascò 20.000 euro; di lì a poco una somma non quantificata; alla fine dello stesso anno 4.000 euro; e i 14.000 euro trovati addosso dalla polizia. Un controllo che all’epoca doveva sembrare casuale ma che serviva a riscontrare le informazioni ottenute grazie alle intercettazioni. Secondo la Procura dunque non si è trattato di comportamenti episodici, ma c’è stata una "serialità e sistematicità delle condotte illecite". Per questo gli inquirenti ipotizzano il reato di associazione a delinquere.
Nel 2018, Nicola Zingaretti scelse Oddati come suo braccio destro nella corsa alle Primarie del Partito Democratico. E proprio grazie ad Oddati nacque il progetto ‘Piazza Grande’. Arrivato Letta lo recupera e mantiene nominandolo responsabile delle Agorà democratiche che ha coordinato in tutta Italia finchè ha saputo dell’indagine e ha lasciato gli incarichi di partito. Ma non una sola parola è arrivata da Boccia, da Letta e dal Pd. Che hanno approfittato del silenzio mediatico sulla vicenda per fare finta di niente.
Oggi però rilanciano quella
lucana per attaccare il centrodestra. Magari potrebbero mettere il garantismo a corrente alternata nell’analisi della sconfitta e togliere la doppia morale dalla ricostruzione congressuale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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