"Solo pregiudizi sulle forze dell'ordine. Possibili denunce contro le calunnie"

Il generale: "Nel rapporto affermazioni gravi e aleatorie ma il nostro Paese ha garanzie e professionisti formati"

"Solo pregiudizi sulle forze dell'ordine. Possibili denunce contro le calunnie"
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Pregiudizi o generalizzazioni indebite. Difetti d'origine decisivi. Secondo il generale Carlo Corbinelli, è incauto il rapporto dell'Ecri, l'organo del Consiglio d'Europa che ha accusato di razzismo le forze dell'ordine italiane e di «xenofobia» il discorso pubblico del nostro Paese.

Generale di brigata in congedo dopo 36 anni di servizio, classe 1955, Corbinelli ha prestato servizio in vari contesti nazionali e istituzionali, è esperto in relazioni internazionali e tecnica legislativa, collabora con periodici e magazine specializzati e si occupa di sicurezza aziendale e cybersicurezza. E, nelle accuse che l'organizzazione internazionale di Strasburgo rivolge al nostro Paese, vede preconcetti ideologici e generalizzazioni, non addebiti solidi e circostanziati, insomma. «Quello che un organismo del Consiglio d'Europa afferma sulle nostre forze dell'ordine mi ha ovviamente incuriosito - spiega - Ho pertanto letto il documento, che dedica due pagine al tema del razzismo, e mi sono fatto un'idea». «La pietra tombale sul caso - premette - l'ha messa ovviamente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha manifestato stupore e ha telefonato al capo della Polizia. Questo dice tutto - aggiunge - ma se vogliamo entrare comunque nel merito mi pare chiaro». «La tecnica - spiega Corbinelli - è nota e già utilizzata: si prendono fatti sporadici, non si dice quali e quanti sono, e si enfatizzano questi casi, pochi, singoli, fino a fare in modo che configurino una responsabilità generalizzata».

Con ciò, evidentemente, si accredita una «rappresentazione posticcia e artefatta», come accade in tutti i consessi che sono mossi da motivazioni di natura ideologica più che da valutazioni fattuali, organismi che si avventurano in queste operazioni, «traducendo in valutazioni complessive a loro congeniali la rilevazione di accadimenti con rilievo infinitesimale». «Il dossier arriva anche ad auspicare un organismo di controllo, in particolare rivolto ai comportamenti adottati nei confronti dell'immigrazione dall'Africa e alle condotte nei confronti degli orientamenti sessuali. E qui siamo nel campo dei sogni, più che dei pregiudizi».

«Le forze dell'ordine - osserva l'ufficiale - sono impegnate direttamente nel contenere e gestire i fenomeni di immigrazione irregolare, ma nell'ambito di tutte queste attività, così ingenti, non risultano casi del genere». Al contrario: «Nel dna del nostro Paese ci sono forze di polizia e forze armate molto ben abituate a intrattenere, nei contesti in cui operano, relazioni con un approccio molto rispettoso, che le rende le più adatte a intervenire in molti teatri. Questo è riconosciuto. E accanto alle strutture militari sono presenti componenti assistenziali». Insomma «una vocazione inequivocabile».

Il bilancio di Corbinelli è chiaro: «Quelle affermazioni sono tutte abbastanza aleatorie, orientate a un'impostazione che vuole descrivere una realtà che è minimale, se c'è, e non è certo la cifra delle forze di polizia italiane». Peraltro, assicura il generale dall'alto della sua decennale esperienza, «le nostre forze dell'ordine e forze armate adottano sistemi di selezione e formazione fra i più avanzati, che sono ispirati a criteri di rispetto del diritto e garantiscono da ogni punto di vista». «Esistono inoltre verifiche costanti, e se non bastasse esiste ovviamente la magistratura per le opportune verifiche».

«E visto che nel rapporto si addebitano condotte di reato piuttosto gravi a pubblici ufficiali, come sono gli appartenenti alle forze dell'ordine, si dovrebbe anche valutare se non si configurino ipotesi calunniose, e quindi possibili denunce».

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