"Sono guadagni inaccettabili con queste stime negative. L'azienda rispetti gli accordi"

Il leader Fim-Cisl: "Retribuzione sproporzionata In Italia stringere i tempi sulla firma dell'intesa"

"Sono guadagni inaccettabili con queste stime negative. L'azienda rispetti gli accordi"
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Shawn Fain, capo del sindacato americano Uaw, ha identificato in Carlos Tavares il problema di Stellantis.

«Le accuse - risponde Ferdinando Uliano, leader Fim-Cisl, l'organizzazione più rappresentata in Stellantis - riguardano il mancato rispetto di accordi contrattuali e la decisione di licenziare 2.450 lavoratori a Detroit. Il rispetto delle intese è fondamentale per costruire buone relazioni sindacali anche nei momenti più duri. Eviterei di personalizzare gli scontri a livello sindacale. Se si interrompe il filo del dialogo tutto si complica».

Gli incontri in Italia con Stellantis, intanto, si sono distinti soprattutto per le promesse rimaste tali.

«Si sono creati i presupposti per un accordo che rimane ora da concretizzare. Abbiamo chiesto al ministro Adolfo Urso di stringere i tempi».

Sui social, tra gli operai italiani di Stellantis c'è chi ha apprezzato la schiettezza di Fain su Tavares.

«Le critiche mosse da Fain sugli stipendi elevati di Tavares - in primis - e del management sono giuste. L'ad di un'azienda italiana guadagna 650 volte rispetto a un operaio. Per Tavares discorso ovviamente diverso, visti gli oltre 36 milioni del 2023. Si è passati dalle teorie di Adriano Olivetti, secondo cui il manager non doveva ricevere più di 10 volte lo stipendio di un operaio, alle cifre attuali. Quando si cominciano ad avere, da un'azienda, segnali negativi rispetto alle stime, certe disparità non sono accettabili. Le critiche arrivate da Fain su questo tema sono condivisibili».

Ma in Stellantis chi comanda: Torino o Parigi?

«Exor, primo azionista, ha un ruolo chiave per la stabilità del gruppo. È fondamentale, ripeto, ricucire i rapporti che si sono incrinati. L'Uaw, come tutti i sindacati, alza i toni quando ci sono situazioni di disaccordo allo scopo di trovare una soluzione. Vero è che i problemi occupazionali stanno colpendo anche gli Stati Uniti».

Proprio la Fim-Cisl, in vista del 2025, ha lanciato l'allarme occupazione in Italia per 25mila persone tra Stellantis e indotto.

«Tutto è legato all'accordo in itinere. A Melfi, dove sono previsti 5 nuovi modelli, occorrono altri due anni di quegli ammortizzatori giunti al capolinea. Termoli in sospeso, Comau ceduta, Mirafiori, Maserati: Stellantis deve fare chiarezza».

E un asse con l'Uaw e il sindacato francese Cgt che pure ha messo in croce l'ad Tavares, troppo attratto dai Paesi low cost?

«Stellantis rispetti gli accordi presi nel mondo. Ora da siglare sono le intese con il Comitato aziendale europeo e quello globale con il gruppo».

Da Tavares tanti i dietrofront rispetto ai piani.

«Ai tempi di Sergio Marchionne, quando Fiat aveva problemi in Europa, i bilanci di Fca si reggevano sul buon andamento negli Usa. I volumi del gruppo sono arrivati a oltre 1 milione di veicoli. Il quadro ora è incerto, l'elettrico che cala in Europa e l'arrivo dei cinesi sono fattori che impongono una revisione costante delle strategie. Non funzionano più i piani pluriennali. Stellantis, a fine 2024, arriverà a produrre in Italia circa 500mila veicoli, di cui 400mila auto. Da vedere l'effetto finale degli incentivi. Bene, comunque, che quelli futuri allo studio puntino sull'offerta».

E se un big di Pechino sbarcasse in Italia?

«Si

arriverebbe a 1.500 occupati in più. Da mettere in sicurezza sono, invece, 70mila addetti tra Stellantis e indotto. Questa è la priorità. Benvenga l'eventuale cinese, ma non rappresenterebbe la soluzione dell'altro problema».

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