Sono tornati i tempi di Mao La Cina inferno dei cristiani

Decine di chiese abbattute, centinaia di croci eliminate, tredici miliardi di beni confiscati. Il motivo: sono più i credenti degli iscritti al partito

Sono tornati i tempi di Mao La Cina inferno dei cristiani

Era dai tempi della Rivoluzione Culturale che i cristiani in Cina non conoscevano una persecuzione così massiccia. I tempi sono sicuramente cambiati da quando Mao Zedong, nel 1966, mise al bando i «Quattro vecchiumi», religione compresa. Non si sentono più storie come quelle di padre Filippo Ye Yaomin, morto a gennaio all'età di 105 anni e considerato l'ultimo degli «anziani», cioè i preti ordinati prima dell'avvento della Repubblica popolare nel 1949. Padre Ye, dopo essere stato condannato perché «controrivoluzionario» a un campo di lavoro, dove ha pascolato maiali per 25 anni, è stato sepolto vivo dalle guardie rosse.
I suoi fedeli l'hanno salvato «ficcando nella terra una canna di bambù per farmi respirare» e lui, passata la bufera, è tornato a evangelizzare il Paese. Oggi la persecuzione è meno violenta ma più subdola. Oltre ai casi eclatanti, come la campagna di demolizione nella provincia orientale del Zhejiang, dove decine di chiese e almeno 1.500 croci sono già state abbattute, i cristiani sono controllati, devono spesso praticare la fede in clandestinità, per non essere licenziati. La Cina garantisce formalmente la libertà religiosa ma il nuovo slogan, coniato dall'attuale segretario generale del Pcc nonché presidente del paese, Xi Jinping, recita: «Le religioni devono essere cinesi», cioè uno strumento nelle mani del partito.
La preoccupazione di «papà Xi» nasce soprattutto dai numeri. Il governo stima che in Cina ci siano 30 milioni di cristiani, ma la cifra non è attendibile. Un sondaggio del 2011 del Pew Research ha riscontrato la presenza di almeno 67 milioni di cristiani mentre un esperto come Yang Fenggang, docente di sociologia alla Purdue University (Usa), afferma che siano 180 milioni. Secondo l'Holy Spirit Study Center di Hong Kong, uno dei maggiori centri di ricerca sulla Chiesa cattolica in Cina, questo ultimo dato è «veritiero» e non può in ogni caso essere inferiore alla metà. Nella peggiore delle stime in Cina abitano 90 milioni di cristiani (di cui 10 cattolici, 7% della popolazione): due milioni in più degli iscritti al partito comunista. Se c'è così tanta discrepanza tra i numeri è perché il governo conteggia solo i cristiani «ufficiali». Ognuna delle cinque religioni riconosciute (buddismo, islam, taoismo, protestantesimo e cattolicesimo) ha una struttura imposta dal partito che risponde direttamente all'amministrazione statale per gli Affari religiosi. Quella dei cattolici si chiama Associazione patriottica, un surrogato della Chiesa che vorrebbe decidere tutto, da cosa si insegna nei seminari alle omelie dei sacerdoti. Inoltre, dal momento che la Cina considera il Papa un capo di Stato «straniero e ostile», la Conferenza episcopale cinese, non riconosciuta dal Vaticano, ha sostituito l'autorità del Pontefice con la «gestione democratica» della Chiesa. Il partito vuole essere il solo a dover decidere chi può essere nominato vescovo. Tra il 2006 e il 2012, Pechino ha ordinato senza l'approvazione del Papa cinque vescovi, subito scomunicati da Roma ma che continuano a guidare altrettante diocesi, confondendo i fedeli. Ecco perché in Cina fioriscono le comunità sotterranee o «libere», popolate da centinaia di migliaia di persone che vogliono obbedire al Papa. Un altro tema che rende complicati i rapporti tra Cina e Vaticano è quello dei beni confiscati alla Chiesa: negli anni 80 il partito ha ordinato che tutte le proprietà sequestrate «per il bene del popolo» venissero restituite. La Chiesa dovrebbe ricevere circa 13 miliardi di euro ma per ora ha visto solo poche briciole. Oggi i cristiani sono preoccupati soprattutto dalla volontà di Xi di «sinizzare le religioni» per integrarle nella «società socialista».

Il presidente ha promesso che entro breve presiederà personalmente un grande summit su questo tema. Se, come tanti temono, si costringeranno le religioni a diventare «comuniste», allora, come dichiarato da un religioso di Wenzhou, «sarà una nuova catastrofe per i cristiani».

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