La sorella di Youns e il corteo "rosso" "Assassini, assassini"

Bloccati due volte dalla polizia prima del Municipio. Momenti di tensione.

La sorella di Youns e il corteo "rosso" "Assassini, assassini"

Milano Tra canti e slogan urlati, cartelli, provocazioni e le bandiere di «Autonomia Contropotere», due volte i partecipanti al presidio hanno violato la legge e, formando un corteo improvvisato, hanno tentato di raggiungere il municipio prima da via Emilia, poi da via Cavour. E ci sono stati momenti di tensione in entrambi i casi, quando i 50 poliziotti in assetto antisommossa e che presidiavano l'ordine pubblico li hanno bloccati, opponendo un vero e proprio sbarramento umano.

Erano circa 500 le persone che ieri pomeriggio hanno affollato l'iniziativa di protesta organizzata dalla comunità marocchina in piazza Meardi a Voghera per chiedere giustizia per la morte di Youns El Boussetaoui. In un clima carico di agitazione e turbamento sono arrivati non solo diversi rappresentanti della comunità magrebina delle province di Pavia, Piacenza, Vercelli e Novara, ma anche quelli della «Rete antifascista», quindi gli aderenti a «Nsi - Noi Siamo Idee», al «Collettivo giovanile» di Voghera e gli appartenenti alle associazioni attive sul territorio e impegnate quotidianamente a fianco di chi vive ai margini per problemi psichiatrici, di lavoro, di abuso di alcol e sostanze. Alcuni di loro a un certo punto ce l'hanno fatta ad arrivare alla sede del Comune dove hanno scandito parole durissime contro Massimo Adriatici tra cui «Assassino, assassino!».

«Quello che è successo è una cosa ingiusta e tutta questa gente, familiari e non, vuole la giustizia che vogliamo noi - ha dichiarato Bahija El Boussettaoui, sorella di Youns, che durante la manifestazione stringeva tra le mani una foto che ritraeva il fratello abbracciato a lei e alla madre, morta qualche mese fa.

La donna, che ha guidato il presidio parlando grazie a un megafono, ha aggiunto: «A questa manifestazione c'è tanta gente perché tutti conoscono Youns, visto che siamo in Italia da 23 anni. Adesso Youns non è più solo il figlio e il fratello della famiglia El Boussettaoui, ma di tutte queste persone che sono qui e di quelle che stanno manifestando in altre città. Io sono fiduciosa che lo Stato e il governo italiano ci daranno giustizia perché è chiaro cos'è successo martedì sera, lo sparo, il caso è chiarissimo. Gli inquirenti fanno questo di mestiere e avranno capito anche loro. Noi ora vogliamo giustizia».

Sempre più aspri, con il trascorrere dei minuti, i toni del presidio. Mentre camminavano i manifestanti hanno gridato più volte «vergogna» quindi, facendo il gesto delle manette, frasi come «gli assassini di ogni razza devono pagare e guardare in galera» facendo il gesto delle manette.

Nel mirino dei manifestanti anche il leader leghista: «Salvini difende gli assassini», mentre su uno striscione si poteva leggere «Salvini sei contento», su un altro «il razzismo uccide, le nostre vite contano» e su un altro ancora «Per Youns contro il razzismo» e poi «no all'odio, sì alla pace».

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