Donald Trump agguanta Kamala Harris nel cruciale stato in bilico della Pennsylvania, mentre la vicepresidente supera a sorpresa il tycoon in Iowa, considerato un feudo repubblicano. Quella che viene definita l'elezione più serrata della storia moderna americana continua a regalare colpi di scena. L'ultimo sondaggio di New York Times e Siena College mostra come i due rivali continuano a combattere sugli stati in bilico con l'ex presidente che ha migliorato la sua posizione in Pennsylvania raggiungendo la candidata democratica al 48%. Anche in Michigan e Georgia la corsa è sempre testa a testa, mentre Harris è ora leggermente avanti in Nevada, North Carolina e Wisconsin, Trump in Arizona. I risultati in tutti e sette i campi di battaglia rientrano nel margine di errore, il che significa che nessuno dei due ha un vantaggio definitivo. Una notizia inaspettata, invece, arriva dal Granaio d'America, che apre la stagione delle presidenziali, ignorato praticamente da entrambi i contendenti poiché considerato già repubblicano. Stando alla rilevazione di Des Moines Register e Mediacom Iowa, Harris viene data in testa con il 47% delle preferenze contro il 44% del tycoon. Numeri che lo staff di The Donald ha bollato some «un chiaro valore anomalo». «A ogni ciclo elettorale, c'è un sondaggio idiota», ha tagliato corto il suo consigliere Jason Miller.
Nella cavalcata verso il numero magico di 270 grandi elettori, quelli necessari per la conquista della Casa Bianca, Harris parte avvantaggiata rispetto a Trump, ma ha meno combinazioni possibili per la vittoria. In base alle valutazioni combinate di tre centri di analisi politica nonpartisan, la democratica parte da 226 voti considerati solidi o probabili, a fronte dei 219 del repubblicano. Gli stati in bilico (che ne mettono in palio 93) sono divisi in due gruppi: la Sun Belt, gli stati del Sud, ossia Arizona, Nevada, Georgia, North Carolina, e la Rust Belt, il cuore dell'industria manifatturiera americana, con Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Entrambi i candidati ne dovranno incassare almeno tre per tagliare il traguardo: Harris diventerebbe presidente se vincesse quelli del Midwest, lo storico «blue wall» dem, che nel 2016 Trump riuscì a strappare a Hillary Clinton e nel 2020 Biden riportò all'ovile. Se Kamala si aggiudica la Pennsylvania (premio più ambito, con 19 grandi elettori) e un altro stato della Rust Belt, il tycoon è costretto a vincere in tutti gli altri. Harris entrerebbe alla Casa Bianca anche se vincesse tutti i quattro stati della Sun Belt, ma i dem non fanno poker qui dai tempi di Harry Truman nel 1948. Se l'impresa invece riuscisse a Trump - come capitato a vari presidenti Gop - avrebbe bisogno solo di un altro stato in bilico. The Donald deve assolutamente tenere il North Carolina come nelle ultime due elezioni, altrimenti dovrà conquistare almeno due bastioni della Rust Belt e due della Sun Belt.
Intanto, gli analisti ritengono che la strategia di Trump potrebbe essere quella di dichiararsi vincitore la sera del 5 novembre e poi denunciare brogli. Secondo il Nyt, per alcuni dei suoi consiglieri più influenti cercherà ancora una volta di rivendicare il successo prima che tutti i voti siano contati, una mossa che ha dato il via agli sforzi per negare la sconfitta quattro anni fa, e ha contribuito a creare le condizioni per l'attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. I democratici, comunque, hanno già un piano B, e dal partito fanno sapere che «non appena Trump dichiarerà falsamente di aver vinto, saremo pronti ad andare in tv e attingere ad un'ampia rete di persone che possono usare la loro influenza per confutare le sue bugie».
Intanto, l'ex presidente pronuncia un'altra frase shock, questa volta sui giornalisti: «Per uccidermi qualcuno dovrebbe sparare attraverso i giornalisti presenti e la cosa non mi dispiacerebbe così tanto», spiega, definendo i media «gravemente corrotti».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.