
Malato tra ammalati. Ci aveva pensato bene, Papa Francesco: già da qualche giorno aveva in mente di fare una sorpresa ai fedeli, soprattutto i più fragili, a tutte quelle persone che in questo tempo condividono con lui la sofferenza a causa della malattia. Nonostante i rischi di una ricaduta, nonostante la stanchezza dovuta alle terapie, il Papa alla fine ha trovato le forze e ha voluto che prevalesse l'attenzione verso il gregge, il suo desiderio di essere sempre «pastore con l'odore delle pecore». Così, ieri mattina, a sorpresa, al termine della messa in piazza San Pietro per il Giubileo degli Ammalati e del mondo della sanità, è arrivato in carrozzina sul sagrato. «Un fuoriprogramma in puro stile Bergoglio», è il commento a caldo di un monsignore presente alla celebrazione. Ad accogliere Bergoglio gli applausi dei circa 20mila in piazza. Tra questi alcuni urlano: «Viva il Papa!».
Non è stata una semplice «comparsata» per mostrarsi al mondo ancora vivo, come qualche malalingua ha commentato: se da un lato Francesco si è reso presente, sciogliendo indirettamente ogni dubbio sulle sue reali condizioni di salute, dall'altro, approfittando dell'evento, ha semplicemente voluto compiere il pellegrinaggio giubilare destinato a tutti i sofferenti: prima si è confessato in Basilica, ricevendo il sacramento della riconciliazione e poi ha attraversato la Porta Santa di San Pietro, come un fedele qualsiasi. Uscendo l'incontro con suor Francesca Battiloro, 94 anni, in clausura da 75 come «visitandina» a Napoli: «Io avevo chiesto a Dio: Voglio incontrare il Papa. Pensavo fosse impossibile, invece è stato lui a venirmi incontro». Poi ha raggiunto il sagrato dove monsignor Rino Fisichella stava per concludere la celebrazione della messa con la benedizione. «È stata una bellissima sorpresa per tutti -, racconta a Il Giornale l'arcivescovo - nessuno era al corrente che il Papa sarebbe arrivato: stava seguendo la messa in tv e poi ha deciso di dare un segno di vicinanza visivo e concreto agli ammalati che vivono un tempo di difficoltà e cercano la carezza del Papa».
Il Pontefice non ha tenuto un discorso, ha semplicemente salutato brevemente la folla che lo acclamava; dopo aver picchiettato con le dita sul microfono, per assicurarsi che si sentisse bene, ha pronunciato poche parole: «Buona domenica a tutti, grazie tante». Il tono della voce era nettamente migliore rispetto a qualche settimana fa, quando dopo 38 giorni di ricovero si era affacciato da uno dei balconi del Policlinico Gemelli per salutare i fedeli, pronunciando, anche in quell'occasione, poche parole. Nonostante la visibile sofferenza e la necessità dell'ossigeno, il Papa non ha nascosto le difficoltà e ha chiesto di potersi avvicinare a dei gruppi di fedeli. «Certamente la malattia è una delle prove più difficili e dure della vita in cui tocchiamo con mano quanto siamo fragili», ha scritto Papa Bergoglio nell'omelia della messa, letta da monsignor Fisichella, «Essa può arrivare e farci sentire privi di speranza per il futuro. Ma non è così. Anche in questi momenti, Dio non ci lascia soli, e, se ci abbandoniamo a Lui, proprio là dove le nostre forze vengono meno, possiamo sperimentare la consolazione della sua presenza».
Dal sagrato Papa Francesco ha benedetto la folla ed è rientrato a Santa Marta, accompagnato dall'infermiere Massimiliano Strappetti e da don Juan Cruz Villalón, uno dei segretari particolari. In prima fila ad applaudire per il Papa anche il medico che lo ha in cura, Luigi Carbone e il professor Andrea Arcangeli, direttore della direzione Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano.
Nel testo preparato per l'Angelus, Bergoglio ha invitato il mondo alla riflessione sui temi di questo Giubileo degli Ammalati: «Anche ora nella convalescenza sento il dito di Dio e sperimento la sua carezza premurosa - ha scritto il Papa - Prego per i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari, che non sono sempre sono aiutati a lavorare in condizioni adeguate e, talvolta, sono perfino vittime di aggressioni.
La loro missione non è facile e va sostenuta e rispettata. Auspico - ha concluso Francesco -, che si investano le risorse necessarie per la cura e per la ricerca, perché i sistemi sanitari siano inclusivi e attenti ai più fragili e ai più poveri».
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