«No al ponte, no al ponte» urlano, gridano. Si sgolano, quasi a svenire. L'ugola a tratti scoppia. I compagni ripetono lo slogan come un ritornello. Siamo a Messina, è qui che va in scena l'ennesima protesta contro il ponte degli Italiani, il ponte sullo Stretto. Ad aprire il corteo, però, non ci sono le bandiere di Legambiente ma quelle rosse dell'ultrasinistra con tanto di falce e martello. Si vedono sventolare quelle degli anarchici, dei No Tav, dell'unione sindacale di base e anche quelle dell'Anpi, sì l'associazione nazionale dei partigiani che siamo abituati a vedere solo il 25 aprile o in qualche festa dell'unità. Anche loro sono scesi in strada per urlare il proprio «no». Anche i partigiani vogliono sabotare l'opera già prima della sua realizzazione. Peccato che ne sappiano poco o niente. «È un'opera che di fatto non diminuirebbe i tempi di attraversamento dello Stretto» dicono nel giorno in cui gli italiani in vacanza hanno atteso per oltre tre ore sotto il sole prima di imbarcarsi sulla nave per la Sicilia. «Non possiamo restare a guardare mentre dei politici megalomani, alla ricerca di un facile consenso, danno spazio alla realizzazione di un'opera inutile» avvertono dal comitato provinciale Anpi di Reggio Calabria.
Parole che suonano quasi come una minaccia. E così protestano. Concentramento a Piazza Cairoli, destinazione Piazza Unione Europea. «Oggi diranno che eravamo quattro gatti, guardate voi quanti siamo» dice un compagno al microfono soddisfatto della riuscita dell'evento. Dalle casse piazzate su un vecchio furgone diesel (inquinante ndr) in testa al corteo viene trasmesso il brano di un rapper che incita alla violenza. «Pagherete caro, pagherete tutto facce da spaccare, sbirri da ammazzare» e i partecipanti cantano, sorridono. Prendono parte. Già, perché è l'odio verso lo Stato e il governo di Giorgia Meloni ad unirli. «Questo è un giorno da ricordare, il 12 agosto segna una data importante perché da qui parte la battaglia conto il ponte. Gli faremo vedere i sorci verdi a questa gente» affermano dal palco improvvisato. Sono sicuri, decisi di andare fino in fondo a costo anche di finire in galera. «Se vorranno mettere solo una pietra noi glielo impediremo, dobbiamo essere organizzati per farlo. Dobbiamo essere pronti!», minaccia al microfono uno del comitato «No ponte» che incita all'odio, alla rivolta. L'obiettivo è imitare i compagni del nord, i terroristi No Tav. «Esiste solo il movimento No ponte per fermare questa opera, cantatelo insieme a me: il ponte sullo stretto lo può fermare solo e soltanto la lotta popolare». Poi c'è perfino un «veggente» che annuncia: «Lo vedo già cadere, moriranno persone. Ci dobbiamo svegliare!» urla disperato con una voce stridula da far venire il magone a chi lo ascolta.
Sì, perché c'è chi lo ascolta e applaude. Le promesse di Matteo Salvini e la sua caparbietà fanno paura, anche i manifestanti e gli organizzatori sono convinti che il ponte degli Italiani si farà entro il 2032. Salvini lo ha ripetuto anche alla Versiliana «il ponte sullo Stretto costerà meno di quanto ci è costato il reddito di cittadinanza. Del reddito di cittadinanza non ci rimarrà nulla, il ponte ci rimarrà».
E le ruspe che entreranno in azione entro luglio 2024 sono un pretesto per riunirsi. «Dicono che in sette anni faranno il ponte, ora ci prendiamo la città! Li fermeremo, lotteremo oggi e sempre perché noi esistiamo» dicono.
E chi non aveva niente di meglio da fare il 12 agosto ha
usato la manifestazione per bivaccare. I militanti, infatti, hanno organizzato perfino un campeggio «No ponte» poco distante da Messina, in un vecchio e ormai in disuso campo da tennis. Birra in mano, tenda e tanti slogan.
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