Ieri alle 16 e 57 Aboubakar Soumahoro si infilava nell' Aula di Montecitorio per prendere parte alla votazione sul decreto Caivano. Dribbla stampa e colleghi. Per il deputato, voluto in Parlamento da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, è oggi la giornata importante. La giunta per le elezioni della Camera, dalle 17 e 30 in poi, inizierà l'esame della sua pratica: le contestazioni arrivate dalla Corte di Appello di Bologna (città nella quale è stato eletto alle elezioni politiche) sulle presunte irregolarità nelle rendicontazioni per la campagna elettorale. Il dispositivo del Tribunale è firmato dal presidente del collegio Maria Cristina Salvadori. Il primo colpo di scena è la decisione del presidente della giunta, Federico Fornaro, esponente dello stesso schieramento che ha eletto Soumahoro in Parlamento, di disporre la secretazione degli atti spediti dai giudici bolognesi.
Un vero e proprio giallo. Il Giornale però è riuscito a consultare i documenti esclusivi nei quali la Corte di Appello di Bologna ravvisa anomalie nella rendicontazione elettorale di Soumahoro. Un dettagliato report di cinque pagine che oggi sarà esaminato dalla giunta. Sul tavolo resta l'ipotesi, che però sembra l'opzione estrema, della decadenza dalla carica.
Tra i punti contestati all'idolo (ormai ex) della sinistra italiana i fondi arrivati da una società californiana, la Stirpe tecnology Europe. Nella difesa di Soumahoro quei fondi, 6981 euro, sarebbero il risultato di una raccolta online gestita da una piattaforma californiana. Per i giudici si tratterebbe invece del contributo di una società a un candidato. E per tale ragione avrebbe richiesto una procedura speciale in base alle norme sulla trasparenza. La prima contestazione da parte della Corte di appello di Bologna risale al marzo del 2023, appena dopo lo scoppio dello scandalo sulle coop di moglie e suocera.
Altro punto contestato dai magistrati sarebbe la differenza tra la rendicontazione depositata dal deputato al Tribunale e la movimentazione sul circuito Postepay attivata per le spese elettorali. Sul circuito postale sarebbero transitati circa 20mila e 990 euro, mentre nelle rendicontazioni risulterebbero spese e movimenti per una cifra superiore.
Sarebbero poi emersi una serie di ritardi negli adempimenti previsti dalla legge per le spese elettorali: dalla nomina del mandatario, avvenuta ad elezione già conclusa, alla consegna della rendicontazione.
Anomalie che avrebbero spinto la Corte di Bologna a chiedere un esame da parte della giunta di
Montecitorio. Esame che inizierà oggi e che potrebbe avere come epilogo finale la decadenza del deputato. Un esito che potrebbe verificarsi solo nel caso siano accertate e confermate quelle che per ora sono accuse di primo grado.
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