Si narra che Andy Warhol fosse invidioso di una sola persona: Queen Elisabeth. Il Re (del Regno Pop) vs la Regina (del Regno Unito). «Vorrei essere famoso come lei», confessò l'artista nel 1975, per poi immortalare la sovrana in una serie di quattro serigrafie acquistate nel 2019 dalla Royal Collection e che da allora danno un tocco di iconica contemporaneità al polveroso classicismo del Castello di Windsor. Ma se il feeling che lega la monarca a Warhol potrebbe affondare le radici nel terreno storico delle relazioni anglo-americane, di più ardua interpretazione è invece la passione che unisce Elisabetta a un Paese come l'Italia. Certo, anche in questo caso le vicende belliche (unite a quelle di realpolitik) potrebbero fare da bussola; eppure c'è un «quid» che sfugge alla logica codificata delle regole diplomatiche.
Un «quid» fatto di sentimenti decisamente più umani che «istituzionali», il cui percorso è da oggi rintracciabile in un libro - Elisabetta la regina «italiana» (Rai Libri) - che si fa strada nel labirinto misterioso di una donna capace di tutto, perfino di zittire con un rimbrotto l'ex premier Silvio Berlusconi, «reo» di salutare - un po' troppo rumorosamente - il presidente Obama.
A ripercorrere le fasi salienti di questo, finora inesplorato, «reciproco amore», è la «royal watcher» Ilaria Grillini che ha unito il meglio dei cinque viaggi italiani compiuti dalla regina, il primo dei quali nel 1951, cioè pochi mesi prima di salire al trono: quasi una visita propiziatoria, sull'onda emotiva dei ricordi «siciliani» confidati in famiglia alla giovane Elisabetta dalla nonna: la regina Mary, madre di Giorgio VI.
L'excursus di Grillini, pur rigoroso sul piano delle testimonianze, è alleggerito da vari aneddoti che ci restituisco una Elisabetta dal volto regalmente «casalingo».
Due esempi per tutti: Elisabetta che, in un vertice internazionale, molla i «Grandi della Terra» e si mette a disquisire con Giulio Andreotti della loro comune passione: i cavalli; Elisabetta
che, nel bel mezzo di un summit, tira fuori i trucchi dalla borsetta, dandosi un'«aggiustatina». Com'era solita fare anche Margaret Thatcher.Perché una «Lady», sia di «ferro» o di «platino», resta pur sempre una femmina.
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