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"Sparai per spaventarlo". Il killer non chiede scusa

La frase choc dell'assassino, già condannato a 20 anni. Il 19enne fu ucciso per droga

"Sparai per spaventarlo". Il killer non chiede scusa
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Ha ucciso, ma non era quella l'intenzione. In realtà avrebbe voluto solo spaventarla la sua vittima, per questioni legate alla droga. Un omicidio, quello di Paolo Stasi (nella foto), 19 anni, commesso nel novembre 2022 a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, quando era ancora minorenne, per il quale Luigi Borracino, oggi 20enne, è stato condannato a 20 anni di carcere (16 per il delitto, 4 per droga).

Ma di chiedere scusa ai familiari di Stasi non se ne parla. «Perché dovrei? Non volevo ucciderlo», risponde candidamente al pubblico ministero Giuseppe De Nozza che lo interroga davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Brindisi che sta processando Cristian Candita, per concorso in omicidio, per averlo accompagnato in auto, quel pomeriggio, nei pressi dell'abitazione della famiglia Stasi, dove il giovane venne freddato sull'uscio di casa («Ma lui non sapeva che avevo la pistola»).

Fu lui a sparare, non l'ha mai negato. Ma non era quello il programma: «Non volevo fare quello che poi è successo. Sono andato lì per spaventarlo. Alla fine è successo quello che è successo», dice spiegando perché non ha mai sentito l'esigenza di chiedere perdono ai genitori della vittima.

Borracino, giù condannato per il delitto dal Tribunale per i minorenni (con la riduzione di un terzo della pena prevista dal rito abbreviato) a Brindisi è accusato, in concorso con la madre di Stasi e altre quattro persone, di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. In udienza ha ricostruito i suoi rapporti con la vittima e sua madre, spiegando quello che accadeva all'interno del loro appartamento, dove «sin dai primi mesi del Covid venivano confezionate le dosi di droga tra cocaina, marijuana e hashish». Borracino riforniva con regolarità casa Stasi, la donna e il figlio avevano il compito di confezionare le dosi da vendere sul mercato, ma facevano anche un uso personale delle sostanze e avevano accumulato un debito per le dosi consumate e non pagate. Un debito di circa cinquemila euro: questo ci sarebbe dietro l'omicidio e dietro la contestazione dell'aggravante dei futili motivi. La premeditazione è invece legata al fatto che dalle indagini dei carabinieri è emerso un sopralluogo nei giorni precedenti.

Il 9 novembre, andando a ritirare la sostanza, Borracino dice di avere scoperto che mancavano cocaina e marijuana. «Sparai a Stasi per punirlo per gli ammanchi nelle forniture di droga. Il giorno prima - racconta alla Corte d'Assise del Tribunale di Brindisi, presieduta da Maurizio Saso - ne mancava più della metà.

E perché mi aveva detto che si era stancato di questa situazione e che voleva chiamare i carabinieri. Mi consegnò il borsone e non c'era più neanche la droga del giorno prima. Allora estrassi la pistola, si girò ed entrò nel portone. Sparai due colpi senza nemmeno rendermene conto».

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