Spari nella notte fuori dal pub E a 19 anni rischia la paralisi

Manuel Bortuzzo, promessa del nuoto, colpito al torace e alla colonna vertebrale. L'ipotesi di scambio di persona

Stefano Vladovich

Roma Colpito da un proiettile per un tragico errore. Manuel Mateo Bortuzzo, 19 anni, nuotatore professionista di Treviso, è in gravi condizioni. Ricoverato nel reparto di chirurgia dell'ospedale San Camillo di Roma, l'atleta veneto rischia la paralisi. «L'ogiva ha perforato il torace e lesionato la colonna vertebrale» spiegano i medici. Identificato ma in fuga l'attentatore. L'ennesimo fatto di sangue è avvenuto ancora una volta sul litorale romano. Una tragica fatalità costata cara alla giovane promessa dell'Aurelia Nuoto, dall'autunno al centro federale delle Fiamme Gialle di Castelporziano. Bortuzzo, secondo le prime indagini, si sarebbe trovato in mezzo a una guerra fra bande di criminali.

Accade tutto poco dopo l'una e 50 della notte di sabato, quando alla sala operativa del 113 arriva una telefonata. «In piazza Eschilo, al pub, c'è una rissa», la richiesta d'aiuto. Teatro della lite l'O'Connell Irish pub. Interviene una volante di polizia. Manuel è con la fidanzata Martina e altri amici. I ragazzi escono da una festa di una diciottenne all'Infernetto, il vicino quartiere residenziale. Manuel e gli altri cercano un posto dove bere qualcosa. Salgono le scale della birreria ma vengono fermati: «Non si può entrare ci sono i poliziotti». A quel punto un gruppo saluta e si allontana a bordo di una delle due auto. Manuel resta con la ragazza. «Andiamo dall'altra parte della strada a comprare le sigarette», le dice. Si ferma uno scooter, un uomo scende, urla qualcosa verso l'atleta, scambiandolo per un altro, ed esplode tre colpi. Uno centra il mezzofondista. Quando gli agenti accorrono lo trovano agonizzante a terra. Manuel è ferito da un proiettile esploso da un revolver. «Era in una pozza di sangue, sul marciapiede davanti il bar», chiosano i poliziotti.

L'equipaggio del 118 lo trasporta prima all'ospedale Grassi di Ostia poi al San Camillo. I sanitari sono costretti a eseguire immediatamente un primo intervento chirurgico per bloccare l'emorragia. Il problema è il proiettile fermo su una vertebra, estratto in sala operatoria nel primo pomeriggio e ora nei laboratori della scientifica per le comparazioni balistiche. A eseguire l'intervento il primario del reparto, il professor Alberto Delitala. Ma cos'è accaduto? Le telecamere di sorveglianza del bar tabacchi mostrano Manuel avvicinarsi alla macchinetta automatica. In fondo il faro di una moto che si dilegua nella notte, verso via di Acilia. Tocca agli uomini della squadra mobile ricostruire la dinamica grazie agli amici di Manuel. Una rissa delle tante del sabato sera, scoppiata fra gang rivali probabilmente per questioni di droga e finita malissimo. Chi ha la peggio grida vendetta. «Vado a prendere il ferro e vediamo che succede», la minaccia. Vale a dire: torno con la pistola e vi faccio vedere.

Secondo alcuni residenti i colpi esplosi sarebbero stati tre. Sul posto, però, gli investigatori non trovano bossoli: a sparare è stato un revolver. Una 38 special o una 44 magnum? Armi potenti, utilizzate dalla malavita romana per attentati e omicidi. Restano solo dei segni lasciati sull'asfalto dal mezzo in fuga. Da stabilire anche la direzione presa dall'attentatore: verso il centro della cittadina, Acilia, oppure la via Cristoforo Colombo, verso la capitale? Non è chiaro ancora il movente della rissa, scatenata da un pugno.

Gli inquirenti non escludono affatto un attentato alla persona sbagliata. Ipotesi che con il passar delle ore si fa sempre più concreta. In giornata sono giunti nella capitale i genitori di Manuel per stare accanto al figlio. Con loro il presidente della Federnuoto Paolo Barelli.

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