Per spendere i fondi europei si punta su green e digitale

Fitto a Bruxelles per convincere l'Unione a dare l'ok a un aumento di risorse sul nuovo capitolo RepowerEu

Per spendere i fondi europei si punta su green e digitale
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Spostare i fondi del Pnrr verso le infrastrutture energetiche, la transizione green e quella digitale. È questo l'obiettivo che il governo si è dato nell'interlocuzione con la Commissione europea che ieri - nelle more della riscrittura del Piano di ripresa e resilienza - ha avuto un nuovo capitolo con l'incontro fra il ministro degli Affari Ue, Raffaele Fitto, e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.

La chiave di volta per spendere tutti i 191,5 miliardi assegnati all'Italia entro il 2026 è il piano RepowerEu per il quale non è stato ancora presentato un programma di investimento definitivo a corredo del Pnrr, che andrà comunque riscritto entro il 31 agosto. RepowerEu, secondo alcune fonti, costituisce «un capitolo integrativo» al Piano, per il quale l'Italia dispone di 2,7 miliardi aggiuntivi che l'Ue potrà stanziare solo per «nuovi obiettivi» indicati dal governo. Formalmente, si spiega, non c'è un divieto di trasferire progetti inclusi nella prima stesura del Pnrr ad obiettivi inseriti nel RepowerEu, il cui ambito di manovra è focalizzato sulle rinnovabili. Le eventuali modifiche sono oggetto di confronto. «È chiaro che il tema Repower è centrale», ha detto ieri Fitto al termine dell'incontro cpon Metsola.

«Vorremmo utilizzare al meglio le risorse, per avere effetti immediati sullo sviluppo del Paese» e puntare su progetti per «la sostenibilità energetica, la transizione 5.0, la tecnologia verde e digitale», ha ribadito ieri a Repubblica il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. «Ci concentriamo su progetti realizzabili», ha aggiunto spiegando che tra gli obiettivi c'è l'aumento del «sostegno di aziende private italiane, ma anche estere, che investono».

Le direttrici sarebbero due: potenziare i programmi già avviati dalle società energetiche a controllo pubblico come Enel (gigafactory di Catania), Eni (cattura della CO2), Snam (dorsale adriatica della rete gas) e Terna (potenziamento della rete). A questi progetti si potrebbe aggiungere il finanziamento tramite bonus degli investimenti in green e digitale delle imprese. Obiettivi entrambi connessi ai programmi del Pnrr. Le dichiarazioni di Veerle Nuyts, portavoce della Commissione Ue, ieri a Bruxelles avevano parzialmente gelato gli entusiasmi italiani. In merito al RepowerEu aveva infatti dichiarato che «non si tratta di togliere i soldi» da un capitolo «per metterli in un altro ma si tratta solo di integrare una dimensione tematica supplementare», ha specificato. Pur ricordando che «è possibile fare cambiamenti tecnici» al Pnrr «per aggiornare l'ammontare finale dei sussidi del Recovery (l'Italia intende ampliare la quota prestiti) ma nel capitolo Repower Eu «devono essere comprese nuove misure, nuovi investimenti e nuove riforme non inclusi nel piano iniziale». Ed è proprio su questo che si sta lavorando.

«Non voglio rinunciare proprio a niente se i fondi del Pnrr sono convenienti», ha confermato ieri il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti sottolineando che «dobbiamo valutare quali siano gli investimenti più produttivi in termini di capacità di crescita per il Paese e se qualche progetto non è più attuale è nostro dovere rivederlo».

Un eventuale fallimento dell'Italia sarebbe «un colpo d'immagine», ha detto sottolineando che «anche la Commissione Ue ha interesse che l'Italia investa e si muova bene». Giorgetti ha infine confermato la volontà di «stupire» sul lato della crescita: «Il nostro obiettivo è tra l'1,2 e l'1,4%».

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