Gli spioni di Pazzali: "Diamo sottobanco i dossier a Report"

Il braccio destro dell'ex poliziotto Gallo chiama in causa la trasmissione Rai

Gli spioni di Pazzali: "Diamo sottobanco i dossier a Report"
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Un flusso sotterraneo di notizie, un legame diretto tra gli spioni milanesi di Equalize e la più combattiva tra le trasmissioni di inchiesta della Rai: Report, il programma di Sigfrido Ranucci, da sempre al centro di scoop e di polemiche.

Nella inchiesta milanese su Equalize, esplosa cinquanta giorni fa con gli arresti dell'ex superpoliziotto Carmine Gallo e del suo braccio destro Nunzio Calamucci, si apre un nuovo capitolo, al quale il pm Francesco De Tommasi si accinge a mettere mano dopo gli sviluppi degli ultimi giorni. E che appare destinato a rinfocolare il dibattito sui metodi del giornalismo investigativo di Report, già alimentate nei giorni scorsi dalla messa in onda delle conversazioni private da l'ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie.

A chiamare in causa Report sono le dichiarazioni messe a verbale da Calamucci, interrogato mercoledì scorso dal pm De Tommasi e dal sostituto procuratore nazionale Antimafia Antonelllo Ardituro. Nella mattinata era stato interrogato Gallo, che aveva reso una confessione ampia e quasi torrenziale, accusando il proprio capo Enrico Pazzali e molti clienti vip di essere pienamente consapevoli dei metodi illegali alla base dei dossier realizzati a caro prezzo da Equalize. Nel pomeriggio, a comparire davanti al pm è stato Calamucci. Anche lui, come Gallo, ha negato di avere hackerato il sistema informatico del Viminale ma ha ammesso le migliaia di accessi abusivi, di intercettazioni illegali, di pedinamenti informatici gestiti dalla sede di Equalize sotto la Madonnina. Calamucci risponde a tutte le domande dei due magistrati. E poi di sua iniziativa, senza aspettare un'altra domanda, dopo avere parlato dei report di Equalize parla di Report. Quello con la maiuscola, la trasmissione di Ranucci.

Ho passato sottobanco materiale alla redazione di Report, dice Calamucci. E fa il nome del giornalista con cui aveva un contatto diretto: Giorgio Mottola, uno degli inviati di punta della trasmissione. È una accusa pesante, perché Mottola in quel momento non aveva davanti una fonte istituzionale ma un privato, che come unico valore aggiunto nelle informazioni che gli passava poteva avere solo materiale acquisito illegalmente. E non è tutto: ai pm Calamucci spiega nei dettagli il motivo dei contatti con Report. In cambio dei dossier riservati che gli forniva Calamucci, la redazione di Report avrebbe fornito a sua volta informazioni a Equalize, che la ditta di spioni milanesi utilizzava poi per costruire i documenti che forniva ai propri clienti.

Un rapporto di mutuo appoggio, una collaborazione in cui almeno uno dei soggetti - ovvero Equalize - mette sul piatto materiale di provenienza illegale, e che Report accetta (nella migliore delle ipotesi) senza farsi troppe domande. Sarà ora la trasmissione a decidere se confermare, negare, spiegare i rapporti con Calamucci. Ma nel frattempo gli inquirenti hanno la possibilità di incrociare due dati disponibili: l'elenco, ormai acquisito, delle vittime dei dossieraggi di Equalize con quello dei personaggi cui Report ha dedicato i suoi approfondimenti e le sue inchieste.

Le confessioni di Calamucci sono solo iniziate, per questa mattina è previsto un suo nuovo interrogatorio in una caserma dei carabinieri.

Come dimostrano le dichiarazioni su Report, sia Calamucci che Gallo - di fronte alla oggettiva impossibilità di negare - di spiegare il proprio comportamento, anche a costo di allargare il giro dell'inchiesta. E nei verbali riempiti dai due sono comparsi, oltre a quello di Mottola, altri nomi inediti.

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