Carlo Cottarelli lancia l’allarme spread e porta la sua offensiva a Lega e Movimento 5 Stelle.
L’ex commissario alla Spending Review – e candidato premier per una notte di Sergio Mattarella – picchia duro contro il programma di governo, in materia economica e finanziaria, del Carroccio e dei pentastellati, statuendo che l’Italia non si può permettere le promesse fatte in campagna elettorali dai due partiti di maggioranza.
E così l’economista, intervistato dal Corriere della Sera, fa un calcolo della spesa 2019 per gli interessi sul debito italiano: "Abbiamo fatto una stima, si tratta di 5 miliardi nel 2019, mentre la spesa è già salita di un miliardo quest’anno". E se questa mattina lo Spread Btp Italia/Bund ha toccato quota 286,5 - scendendo di 1,17 punti percentuali - nel pomeriggio il trend si è invertito e il differenziale di rendimento ha sforato quota 290 punti, in seguito al giudizio di Fitch sul debito tricolore. Adesso il differenziale è a 291,6 punti base, con il decennale italiano al 3,24% sul mercato secondario. Così, dopo la riapertura in rialzo, Piazza Affari ha ridotto i guadagni.
Allarme spread?
Un’impennata che, secondo l’attuale direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici alla Cattolica di Milano, si poteva anche evitare: "È vero che ci sono componenti esterne, come la crisi turca, ma l’aumento dello spread è anche la conseguenza delle dichiarazioni di questo governo e di questa maggioranza, che hanno promesso tantissimo". E continua: "Per far scendere lo spread ci vorrebbe una chiara riduzione del deficit e del debito rispetto al 2018. In particolare, il debito in rapporto al Pil andrebbe ridotto di 3 punti percentuali all’anno, ma siamo ancora lontani da questo risultato. E perciò restiamo esposti a qualsiasi scossone esterno".
Poi, in materia di Flat Tax, reddito di cittadinanza e riforma della legge Fornero, Cottarelli dice no e taglia corto: "Queste tre cose purtroppo non ce le possiamo permettere e dunque io non ne farei nessuna. La flat tax costerebbe da sola 50 miliardi. Le misure per superare la Fornero circa 8 miliardi, il reddito di cittadinanza altri 17 miliardi. In tutto parliamo di circa 75 miliardi di euro. Finanziare queste riforme strutturali ricorrendo a un aumento del deficit non avrebbe senso, perché significherebbe andare a chiedere prestiti a investitori che già pretendono interessi più alti sui nostri titoli di Stato".
Infine, sciorina la sua ricetta per far (ri)partire il Belpaese: "Credo che il governo dovrebbe fare altre cose, per far crescere l’economia, migliorare la produttività e la competitività. Lo si fa con una drastica lotta alla burocrazia, che tra l’altro riduce la propensione a investire in Italia.
Le piccole e medie imprese pagano più di 30 miliardi di euro all’anno soltanto per riempire moduli. Inoltre, ci vorrebbe una lotta serrata alla corruzione e all’evasione fiscale e una riforma per rendere più veloce la giustizia civile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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