Alzando gli occhi al cielo e lasciandosi sfuggire un amaro sospiro Mariastella Gelmini si chiede sconsolata: «Ma c'era proprio bisogno di organizzare questi Stati Generali per sentirsi dire dai vertici europei che l'Italia ha bisogno di una riforma fiscale, di una riforma della giustizia, di un ambiente più favorevole alle imprese, di una pubblica amministrazione efficiente, di più opportunità occupazionali per donne e giovani?»
È sempre l'amara verità del nemo propheta in patria. Per mesi le opposizioni, e segnatamente Forza Italia, hanno incalzato il governo giallorosso a intraprendere la strade delle riforme di sistema. E adesso arrivano dall'Unione europea gli stessi moniti nel contesto degli Stati generali. Eppure, come sottolinea la capogruppo azzurra alla Camera dei deputati, da mesi Forza Italia non fa che ripetere che il Paese ha urgente bisogno di una riforma che elimini le trappole della burocrazia e di una riforma fiscale adeguata a stimolare la ripresa economica. «Serviva davvero - si chiede ancora la Gelmini - coinvolgere Von der Leyen, Lagarde, Sassoli e Gentiloni per avere ripetute, ancora una volta, queste ovvietà? Conosciamo da anni pregi e difetti del nostro Paese, e sappiamo che le riforme strutturali sono ormai improrogabili». La kermesse di Villa Pamphilj è in buona sostanza una «inutile passerella». Così l'ha definita nel corso di un'intervista al Tg2 la vicepresidente del gruppo azzurro a Palazzo Madama, Licia Ronzulli. «Conte e il governo sprecano tempo e denaro - dice la senatrice - Mentre loro fanno propaganda agli Stati generali, gli italiani aspettano ancora la cassa integrazione, le aziende chiudono, milioni di posti di lavoro sono a rischio e non si ha nessuna notizia sulla riapertura delle scuole». Anche Giorgia Meloni (Fdi) si mostra scettica. «Gli Stati Generali si aprono con i rappresentanti di Commissione europea, Bce e Fondo Monetario, cioè la cara vecchia Troika - dice - Conte vuole dare un messaggio agli italiani e ai mercati finanziari, o è solo dilettantismo?» «Ho visto - le fa eco Matteo Salvini - che ci saranno in teleconferenza da Bruxelles professori, scienziati, poi nei prossimi giorni chef, registi, architetti milionari. Preferisco confrontarmi col governo nelle sedi istituzionali, quindi alla Camera, al Senato e a Palazzo Chigi».
E nonostante questo fuoco ad alzo zero dai rappresentanti del centrodestra, il premier si ostina a chiederne la collaborazione e soprattutto l'aiuto per far passare a Bruxelles il piano del Recovery Fund. «Ci serve il vostro aiuto con i Paesi della Ue che hanno un governo di destra, in particolare i Paesi del gruppo di Visegrad - dice il premier - in nome dell'interesse nazionale». A rispondere con tempestività è proprio il vicepresidente di Forza Italia che da più di vent'anni rappresenta l'Italia a Bruxelles.
«Il Recovery Fund è un progetto voluto e sostenuto dal Ppe e da Forza Italia quando il governo pensava agli irrealizzabili eurobond - spiega l'azzurro - Continueremo a difendere gli interessi dell'Italia a Bruxelles. Collaborare significa lavorare insieme. Le nostre proposte per riformare fisco, burocrazia, giustizia, sanità e appalti sono pronte insieme con i piani casa. Il governo le respingerà ancora una volta?»
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